Ultimo aggiornamento: 15/09/2006

 
Sezione curata da Maria Giovanna Melis

Ringrazio Ivana Niccolai per questa interessante segnalazione:
Gianfranco Giovannone, “PERCHÉ NON SARÒ MAI UN INSEGNANTE – Seguito da Perché ho fatto il prof di Giovanni Pacchiano” Longanesi & C, 2005 – Milano (Pagine 153)
Il “sondaggio”, relativo a “Why I will never be a teacher”(Traduzione: “Perché non sarò mai un insegnante”), che viene presentato in questo libro, riguarda in gran parte gli studenti delle scuole superiori del corso di Gianfranco Giovannone, docente di lingua inglese ed è nato come esercitazione di lingua straniera svolta in forma anonima, affinché gli studenti potessero essere disinvoltamente sinceri. Dopo aver tradotto i temi in italiano, il professore ha provveduto a fare una selezione, dando una sforbiciata a tutti gli elaborati, per evitare la ripetitività, che comunque non ha voluto eliminare completamente, perché la continua ricorrenza di alcuni temi (come, ad esempio, quello dei bassi stipendi) può assumere una qualche rilevanza statistica.
Il criterio usato nella selezione e nel “montaggio” dei brani è stato il seguente: Gianfranco Giovannone ha cercato di salvare ogni volta l’originalità del punto di vista e/o l’arguzia dell’argomentazione. Gli elaborati sono stati suddivisi in base alla classe di appartenenza (dalla classe prima alla classe quinta). Leggendo tali svolgimenti, appare evidente il declino della professione docente e noi insegnanti siamo costretti a riflettere sul senso di estraneità (talvolta anche di ostilità) espresso dalle nuove generazioni verso una professione che ha il compito di formare i giovani. Per i ragazzi tutti i docenti sono persone avulse dal mondo reale, mondo reale che può essere riassunto nella triade «denaro, potere, immagine». In effetti la professione dell’insegnante ha perso il suo antico prestigio sociale e culturale e appare agli occhi degli studenti come un lavoro senza prospettive di carriera e senza una retribuzione adeguata, svolto nella scuola, considerata, ormai, un luogo non più essenziale per l’istruzione dei futuri cittadini.
L’autore del libro giunge a cercare le responsabilità di un tale declino attribuendole principalmente agli intellettuali italiani, agli esperti, che hanno saputo solo gridare allo “sfascio” della scuola, “preparando il terreno per le riforme di Berlinguer e della Moratti”. Soltanto il senso di responsabilità degli insegnanti ha evitato lo sfascio, anche se, come sottolinea Gianfranco Giovannone nelle pagine 47 e 48 del libro, “la dedizione disinteressata, l’abnegazione volontaristica delle «lodevoli eccezioni» non fa che perpetuare quell’aura missionaria, quell’enfasi vocazionale grazie alla quale oggi quella dell’insegnante viene percepita dai nostri ragazzi come una professione in qualche modo «finta», senza alcuna affinità con le professioni serie, come quelle del medico, del commercialista, dell’ingegnere o, male che vada, del professore universitario. […] Un mestiere da fessi di cui, come ha scritto Giovanni Pacchiano nel suo Di scuola si muore, ci si può solo vergognare: «Alzi la mano chi, in un incontro con un gruppo di estranei, in società, come si diceva una volta, non abbia mai provato un attimo di imbarazzo quando qualcuno gli chiedesse ‘tu che cosa fai nella vita?’ a rispondere ‘io insegno’. Come se, oggi,ci fosse qualcosa di vergognoso, o di sporco a svolgere una professione del genere.[…]”
Lo scritto Perché ho fatto il prof di Giovanni Pacchiano, inserito nella parte conclusiva del volume, evidenzia come sia difficile il ruolo della scuola oggi in un mondo in cui i valori prevalenti, se non, forse, assoluti, sono il denaro, il potere, l’immagine esteriore e dove appaiono crollate le speranze illuministiche, quali l’equità, la giustizia e il culto dell’istruzione. Pubblicità, moda e spettacolo sono forme paraculturali (o subculturali) di forte richiamo e la scuola è fortemente ostacolata dall’aura negativa che la circonda, comprendente arrivismo, cinismo, spettacolarizzazione degli eventi e volgarità dilagante.
Personalmente, ho avvertito nelle parole degli autori un richiamo a tutta la categoria docente, affinché acquisisca una maggiore consapevolezza della propria dignità professionale, per poter giungere a una rivalutazione collettiva della figura dell’insegnante.

Note sull’autore
Dal risvolto di copertina : “[…] Gianfranco Giovannone, nato ad Arpino nel 1952, si è laureato a Pisa in Lingue e Letterature straniere. Ha insegnato in tutti gli ordini di scuola, escluse le materne. Vive a Livorno e insegna in un liceo di Pisa.[…]

 

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