Ultimo aggiornamento: 02/01/2006

 
Sezione curata da Maria Giovanna Melis

Ivana Niccolai, che ringrazio, ci propone questa lettura:
Gianni Rodari, “SCUOLA DI FANTASIA”, A cura di Carmine De Luca, Introduzione di Mario Lodi, Editori Riuniti, 1992
I testi raccolti nelle due parti di questo volume (Parte prima: Bambini genitori professori e Parte seconda: Bambini libri scrittori) rappresentano i contributi più significativi (dal 1966 al 1980) di Gianni Rodari che ha espresso, in modo semplice e chiaro, le sue idee e le sue riflessioni sull’universo formativo, sul rapporto educativo adulti-bambini, sui processi e sulle finalità della formazione delle nuove generazioni.
Il primo scritto, nel tempo, tra quelli inseriti in questo volumetto, Educazione e passione, risale al 1966, mentre il più recente Quello che i bambini insegnano ai grandi è del 1980, l’anno stesso della scomparsa di Rodari. (Entrambi gli articoli sono presenti nella prima parte di questo libro.)
Il periodo storico è, dunque, quello degli anni sessanta (gli anni della contestazione radicale delle modalità e dei percorsi formativi, del sordo autoritarismo di fronte alle esigenze dei giovani) e degli anni settanta (il decennio delle riforme scolastiche, dei nuovi programmi per la scuola media, di profondi cambiamenti nella mentalità professionale con l’affermazione della cultura della programmazione educativa e didattica).
Nella seconda parte del volumetto reputo particolarmente interessante Nove modi per insegnare ai ragazzi a odiare la lettura, lo scritto in cui Gianni Rodari indica “piuttosto alla buona , ma non senza convinzione", alcuni discutibilissimi sistemi che possono far nascere nei bambini una nausea inestinguibile verso la carta stampata.
Li trascrivo volentieri:
1. Presentare il libro come una alternativa alla Tv (I bambini trovano divertente e utile rimanere davanti alla televisione, i cui meriti educativi superano gli immancabili demeriti e si ritiene che negare un’occupazione, sentita come piacevole, sia un modo per gettare sulla diversa attività proposta un’ombra di fastidio e di castigo)
2. Presentare il libro come una alternativa al fumetto (Non essendoci un rapporto di causa e effetto tra la passione per i fumetti e l’assenza di interesse per le buone letture, è evidente che tale interesse deve nascere da qualche altra parte, dove le radici dei fumetti non arrivano)
3. Dire ai bambini di oggi che i bambini di una volta leggevano di più (Non si può chiedere ai ragazzi di amare un passato che non è il loro)
4. Ritenere che i bambini abbiano troppe distrazioni (Sono la società, la famiglia e la scuola a dover organizzare il tempo libero dei ragazzi, offrendo biblioteche ricche e invitanti…)
5. Dare la colpa ai bambini se non amano la lettura (Dare la colpa ai bambini oltre che facile è comodo, perché serve a coprire le colpe proprie…Necessitano “divulgatori” di qualità, che sappiano suscitare la curiosità cognitiva dei ragazzi…)
6. Trasformare il libro in uno strumento di tortura (Determinati compiti assegnati dalla scuola, quali, per esempio: trascrivere pagine, riassumere, mandare a memoria, descrivere le illustrazioni, trasformano il libro in uno strumento di fatica, perché tali esercizi moltiplicano le difficoltà della lettura, anziché agevolarla e, così, non nasce il bisogno culturale della lettura)
7. Rifiutarsi di leggere al bambino (La voce di un genitore e dell’insegnante fa una funzione insostituibile. Necessitano pazienza e abilità: occorre saper leggere con espressione e con entusiasmo)
8. Non offrire una scelta sufficiente (È indispensabile l’allestimento di una bibliotechina personale, o collettiva, ricca e aggiornata)
9. Ordinare di leggere (La tecnica della lettura si può imparare “a scapaccioni”; ma l’amore per i buoni libri non è una tecnica, è qualcosa di più interiore e legato alla vita e non s’impara con le maniere drastiche e contestabilissime)

 

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