Ultimo aggiornamento: 13/07/2004

 
Sezione curata da Maria Giovanna Melis
Edgar Morin, “I sette saperi necessari all’educazione del futuro”, Raffaello Cortina editore 2001

Nel testo “I sette saperi” Morin enuclea ed esplicita i sette argomenti che devono , a suo parere, diventare fondamentali nell’insegnamento e che l’educazione dovrebbe trattare in ogni società e in ogni cultura. Scrive Morin: “Questi temi permetteranno di integrare le discipline esistenti e di stimolare gli sviluppi di una conoscenza atta a raccogliere le sfide della nostra vita individuale, culturale e sociale”(p. 7).
1- Le cecità della conoscenza: l’errore e l’illusione: “E’ sorprendente che l’educazione, che mira a comunicare conoscenze, sia cieca su ciò che è la conoscenza umana, (…), le sue propensioni all’errore e all’illusione, e che non si preoccupi affatto di far conoscere che cosa è conoscere”. (p. 11).
2- I principi di una conoscenza pertinente. In questo libro, Morin richiama tesi esposte nel volume “La testa ben fatta” e riafferma che è necessario “promuovere una conoscenza capace di cogliere i problemi globali e fondamentali”. Si trova ancora una critica della supremazia di una conoscenza frammentata delle diverse discipline “spesso incapaci di effettuare il legame tra le parti e la totalità”. “E’ necessario –continua Morin- sviluppare l’attitudine naturale della mente umana a situare tutte le informazioni in un contesto e in un insieme”. E ancora: “E’ necessario insegnare i metodi che permettano di cogliere le mutue relazioni e le influenze reciproche tra le parti e il tutto in un mondo complesso”. (p.12)
3- Insegnare la condizione umana. “L’essere umano è nel contempo fisico, biologico, psichico, culturale, sociale, storico. Questa unità complessa della natura umana è completamente disintegrata nell’insegnamento, attraverso le discipline”. Secondo Morin, ciascuno “dovrebbe prendere conoscenza e coscienza sia del carattere complesso della propria identità sia dell’identità che ha in comune con tutti gli altri umani”. (p.12)
4- Insegnare l’identità terrestre. E’ opportuno –afferma Morin- “insegnare la storia dell’era planetaria, che inizia nel XVI secolo (…) e mostrare come tutte le parti del mondo siano divenute inter-solidali, senza tuttavia occultare le oppressioni e le dominazioni che hanno devastato e ancora devastano l’umanità”. (p.13)
5- Affrontare le incertezze. Le scienze, nel corso del XX secolo, “ci hanno rivelato innumerevoli campi d’incertezza”. “L’insegnamento dovrebbe comprendere un insegnamento delle incertezze che sono apparse nelle scienze fisiche (…), nelle scienze dell’evoluzione biologica e nelle scienze storiche”(p. 13). Secondo Morin, si dovrebbero insegnare “principi di strategia che permettano di affrontare i rischi, l’inatteso e l’incerto e di modificarne l’evoluzione grazie alle informazioni acquisite nel corso dell’azione. Bisogna apprendere a navigare in un oceano d’ incertezze attraverso arcipelaghi di certezza” (p. 14).
6- Insegnare la comprensione, che “è nel contempo il mezzo e il fine della comunicazione umana”. L’educazione alla comprensione è assente dai nostri insegnamenti, mentre “il pianeta ha bisogno in tutti i sensi di reciproche comprensioni”. Pertanto, “data l’importanza dell’educazione alla comprensione, a tutti i livelli educativi e a tutte le età, lo sviluppo della comprensione richiede una riforma delle mentalità. Questo deve essere il compito per l’educazione del futuro” (p. 14). La reciproca comprensione fra gli uomini, vicini a noi o lontani, “è ormai vitale affinché le relazioni umane escano dal loro stato barbaro di incomprensione”. E’ necessario, quindi, studiare l’incomprensione “nelle sue radici, nelle sue modalità e nei suoi effetti”. Tale studio sarebbe tanto più importante “in quanto verterebbe non sui sintomi, ma sulle radici dei razzismi, delle xenofobie, delle forme di disprezzo”. E tale studio “costituirebbe nello stesso tempo una delle basi più sicure dell’educazione alla pace” (p. 15).
7- L’etica del genere umano. “L’insegnamento deve produrre una <<antropo-etica>> capace di riconoscere il carattere ternario della condizione umana “, che consiste nell’essere contemporaneamente: individuo, specie e società. (…) ”... ogni sviluppo veramente umano deve comportare il potenziamento congiunto delle autonomie individuali, delle partecipazioni comunitarie e della coscienza di appartenere alla specie umana”. (p.15). Morin individua due grandi finalità etico-politiche del nuovo millennio: “stabilire una relazione di reciproco controllo fra la società e gli individui attraverso la democrazia; portare a compimento l’Umanità come comunità planetaria”. Con le parole di Morin:<<perseguire l’ominizzazione nell’umanizzazione in virtù dell’accesso alla cittadinanza terrestre in una comunità planetaria>> (p.122).
 

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