Ultimo aggiornamento: 24/06/2004

 
Sezione curata da Maria Giovanna Melis
 
Daniel Goleman Intelligenza emotiva” Corriere della sera BUR
Pag. 15
“Il nostro viaggio. In questo libro voglio guidarvi in un viaggio attraverso le intuizioni scientifiche sulle emozioni, un viaggio che ha lo scopo di far comprendere meglio alcuni degli aspetti più sconcertanti della nostra vita e del mondo intorno a noi. Un viaggio che si propone di arrivare a capire che cosa significhi portare l’intelligenza nella sfera dell’emozione - e come farlo.
[…] Il nostro viaggio comincia nella Prima parte, dove le nuove scoperte sull’architettura emozionale del cervello offriranno una spiegazione dei momenti più sconcertanti della nostra vita, quando i sentimenti sopraffanno completamente la razionalità. La comprensione dell’interazione delle strutture cerebrali responsabili dei nostri momenti di collera e di paura – o di passione e di gioia – ci rivela moltissimo sul modo in cui apprendiamo le inclinazioni emozionali che possono sabotare le nostre migliori intenzioni, e ci insegna anche che cosa fare per addomesticare i nostri impulsi più distruttivi e frustranti. Fatto ancora più importante, i dati neurologici ci indicano la possibilità di plasmare le inclinazioni emozionali dei nostri bambini.
La successiva tappa del nostro viaggio, la Parte seconda di questo libro, ci mostra come le basi neurologiche si esprimano in quella attitudine fondamentale chiamata intelligenza emotiva: essa comprende, ad esempio, la capacità di tenere a freno un impulso; di leggere i sentimenti più intimi di un’altra persona; di gestire senza scosse le relazioni con gli altri – come diceva Aristotele, la rara capacità di <<colui quindi che si adira per ciò che deve e con chi deve, e inoltre come, quando e per quanto tempo si deve>>.
[…] In questa accezione più estesa dell’espressione <<essere intelligente>> le emozioni sono attitudini fondamentali nella vita. La Parte terza esamina alcune differenze chiave legate a tale attitudine; in particolare, vedremo come l’intelligenza emotiva possa preservare le nostre relazioni più preziose, che in sua assenza si deteriorano […]. L’eredità genetica ci ha dotati di una serie di talenti emozionali che determinano il nostro temperamento. Ma i circuiti cerebrali interessati sono straordinariamente plastici; il temperamento non è destino. Come dimostra la Parte quarta, gli insegnamenti emozionali che apprendiamo da bambini a casa e a scuola plasmano i nostri circuiti emozionali, rendendoci più o meno abili nella gestione degli elementi fondamentali dell’intelligenza emotiva. Ciò significa che l’infanzia e l’adolescenza offrono opportunità importantissime per stabilire le essenziali inclinazioni emozionali che governeranno la nostra vita.
Nella Parte quinta esploreremo i rischi cui vanno incontro coloro che, nel diventare adulti, non riescono a dominare la sfera delle emozioni – vedremo insomma come le carenze a livello di intelligenza emotiva aumentino tutta una gamma di rischi, che vanno dalla depressione a una vita violenta, ai disturbi del comportamento alimentare e all’abuso di droghe. In questa parte parleremo anche di alcune scuole che, adottando programmi pionieristici, stanno insegnando ai bambini le capacità emozionali e sociali delle quali avranno bisogno per esercitare il controllo sulla propria vita.
Forse l’informazione più sconvolgente, fra quelle contenute in questo libro, viene da un’inchiesta a livello mondiale, compiuta su genitori e insegnanti, che ha mostrato la tendenza, nell’attuale generazione di bambini, ad avere un maggior numero di problemi emozionali rispetto a quella precedente: oggi i giovanissimi sono più soli e depressi, più rabbiosi e ribelli, più nervosi e inclini alla preoccupazione, più impulsivi e aggressivi.
Se un rimedio esiste, personalmente sono convinto che sia da cercarsi nel modo in cui prepariamo i nostri bambini alla vita. Attualmente, l’educazione emozionale dei nostri figli è lasciata al caso, con risultati sempre più disastrosi.
[…] Prevedo un giorno nel quale sarà compito normale dell’educazione quello di inculcare comportamenti umani essenziali come l’autoconsapevolezza, l’autocontrollo e l’empatia, e anche l’arte di ascoltare, di risolvere i conflitti e di cooperare.
Nell’Etica nicomachea (l’indagine filosofica di Aristotele sulla virtù, la personalità e la vita retta), la sfida lanciata dall’autore era quella di controllare la vita emotiva con l’intelligenza. Le passioni, quando ben esercitate, hanno una loro saggezza; esse guidano il nostro pensiero, i nostri valori, la nostra stessa sopravvivenza. Esse possono, tuttavia, facilmente impazzire, e questo accade fin troppo spesso. Come ben capiva Aristotele, il problema non risiede nello stato d’animo in sé, ma nell’appropriatezza dell’emozione e della sua espressione. Il punto è dunque: come portare l’intelligenza nelle nostre emozioni – e di conseguenza, come portare la civiltà nelle nostre strade e la premura per l’altro nella nostra vita di relazione?”.
Immagine allegate: Consorzio Grant; scienza del sé; risultati apprendimento.

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