(di Grazia Raffa e di Ivana Niccolai)
|
sono spesso dei burloni
e così la tartaruga, ch'ogni lacrima ci asciuga,
han derisa e beffeggiata, quando era intrappolata
in un noto marchingegno per campioni dell'ingegno.
Papert nel computer stesso la tapina aveva messo,
in programma, molto strano, detto LOGO nel suo piano.
L'altra fauna era convinta ch'essa fosse stata vinta:
non molluschi il nutrimento né altro solito alimento,
ma con cibo un po' speciale la salute non va male;
procedure, e pur comandi, in sue arti sono grandi.
Era triste e sconsolata
ma divenne abituale affiatarsi col virtuale
e, nel nuovo ruolo assunto, guadagnava più di un punto:
liberar la fantasia, cancellar monotonia,
quindi realizzar sé stessa e degli altri esser premessa;
veramente fantasiosa, lei lavora, non riposa,
animali costruisce, un bestiario istituisce:
coccinella punteggiata or è stata trasformata
e insieme coi puntini ci saran triangolini,
sempre in numero di sette sulla cupola li mette;
che sia util predatrice la Natura ce lo dice:
delle afidi è ghiottona, se le vede non perdona.
Anche chiocciole può fare, con Sierpinski lavorare:
(poi si accorciano col vento).
Sono tre, molto piccini, i suoi primi triangolini,
proprio sopra la conchiglia stanno ch'è una meraviglia;
con i rombi può variare: quattro, tanto per cambiare.
Segue il ragno tessitore (qui di esagoni si muore),
la sua tela è ben tessuta: di sei lati l'ha compiuta,
son concentrici a iosa e la fan meravigliosa.
Anche il granchio or disegna (è una tarta che s'impegna),
sierpinskiano ha il carapace, molto a bagno star gli piace,
mentre quello, che più lotta, ebbe una chela rotta.
Il lombrico vien formato, sospettoso e spaventato.
Viene, poi, la gatta madre, che diverge un po' dal padre
per il codice del gene, ma la prole ne proviene:
loro figli, due gattini - senza dubbio birichini -
pure un merlo, molto secco, figurò con occhio e becco,
molto bello nel disegno, di Sierpinski ha dato segno.
È la papera spassosa, quando la si mette in posa;
a chi guarda niente fa, solo emette "QUA - QUA -QUA".
Mentre gracida, la rana nello stagno fa la tana,
per poter raffigurarsi al momento di bagnarsi.
L'elefante, col suo occhio, vuol salvarsi dal malocchio,
vien dipinto tutto giallo, molto bene, senza fallo.
Tanti elefanti in fila non si servono di pila,
ma, se stanno a occhi chiusi, dal vedere sono esclusi,
tuttavia possono andare in un circo, ad agganciare
sia proboscide che coda, per lanciar la nuova moda.
Sono tutti soddisfatti: gli elefanti con i gatti,
d'esser stati trasformati, or si senton realizzati.
Se l'invidia era latente, è scomparsa immantinente,
bella mostra di sé fanno e in visibilio vanno.
Con le braccia sue conserte, la Natura si diverte:
i geometrici connubi san scacciare le sue nubi.
Genova, 09/04/2006 |