Antonino Zichichi, “L’INFINITO – L’avventura di un’idea
straordinaria”, Nuove Pratiche Editrice, Milano 1998 Nell’introduzione
si legge: “Fra tutte le invenzioni dell’intelletto, nell’immanente,
quella dell’Infinito è, forse, la più affascinante. Tanto più che nella
REALTÀ del mondo fisico, nulla parla d’Infinito. Eppure,
dalla Matematica alla Filosofia, alla Poesia e, addirittura, alla Pittura,
l’uomo, per secoli e secoli, ha cercato di sentirlo. Anzi, di
conquistarlo. E,
grazie a Georg Cantor, c’è riuscito: si tratta di una delle più grandi
conquiste intellettuali di tutti i tempi. Di
Infinito ci sono tanti, moltissimi livelli. Non quindi uno e uno solo:
unico, come l’uomo aveva creduto per più di tremila anni…” Il libro è suddiviso in tre parti. Nella prima viene passata in rassegna la realtà del mondo che ci circonda e vengono presentati gli ”ingredienti fondamentali della nostra esistenza”: Spazio, Tempo, Massa, Cariche e Spin. (Quest’ultimo rappresenta il moto continuo a trottola, che caratterizza quark ed elettroni). Nella
seconda parte, l’autore racconta
“un’antica favola”, inerente a un particolare concorso indetto da un
Imperatore (Nel decreto, che istituiva tale concorso, si precisava che
avrebbe vinto una medaglia d’oro, l’esenzione perenne da tutte le tasse
e un titolo nobiliare, colui che avesse raggiunto il massimo numero di cose
in suo possesso; il valore delle cose era irrilevante, perché contava
soltanto il numero delle cose possedute.) Tale favola viene utilizzata per
condurre il lettore, “nel modo più semplice possibile, verso la scoperta
dei concetti fondamentali su cui si basa la costruzione dell’Infinito”. Nella
terza parte Antonino Zichichi si sofferma ad analizzare “le radici di
questa grande conquista dell’intelletto umano”. | ||