Ultimo aggiornamento: 18/11/2007

 
   

Bruno D’Amore “ELEMENTI DI TEORIA DEI GIOCHI”, Zanichelli Bologna, 1976
Questo libro fa parte della Collana “Matematica Moderna”, diretta da Delfino Insolera.
Nell’Introduzione si legge che l’ideazione e la partecipazione ad attività inerenti al «gioco» hanno origini che senza dubbio risalgono agli albori dell’organizzazione dell’uomo in società. Le prime notizie di giochi di carte sono legate all’antica India e alla Cina. Carte da gioco nel senso attuale del termine furono introdotte in Europa molto probabilmente dagli Arabi in Spagna nel XIV secolo, infatti ancor oggi gli Spagnoli le chiamano naipes, con parola proveniente dall’arabo la’ib (gioco), in Italia trasformato in naibi.
Lo scopo della trattazione, espressa in 174 pagine, riguarda non il gioco in sé, bensì l’analisi del comportamento razionale nel corso del gioco stesso.
Il tentativo di «analizzare logicamente» (e quindi matematicamente) i giochi per offrire soluzioni sicure e rapide, o semplicemente interessanti, è antichissimo, ma solo dal secolo scorso alcuni risultati possono essere considerati rigorosi. Da allora il significato matematico del termine gioco si è andato ampliando; gioco è, per esempio, la compra-vendita, la ricerca di mercato, la fluttuazione del valore di una data merce o di una moneta…Altri esempi di gioco sono lo svilupparsi di una teoria assiomatica sulla base costituita dagli assiomi, il monopoli, una partita a scacchi, il corteggiamento nei confronti di una donna ritrosa…
Caratteri essenziali di un gioco sono:

1)      il desiderio di raggiungere un fine;

2)      un «avversario» che ostacoli questo desiderio;

3)      uno stato di conflitto;

4)      alcune regole da seguire.

L’elaborazione di sequenze di azioni dei giocatori adatte a ottenere un risultato prefissato, in situazioni di conflitto, costituisce lo scopo della teoria dei giochi; si tratta, cioè, di stabilire la strategia ottimale di un dato gioco.
Nel libro viene introdotto il concetto di strategia minimax, cui si oppone il concetto di strategia maximin. Il principio di scelta che porta all’uso di queste due strategie si dice appunto «principio minimax».
Anche se i primi lavori relativi alla moderna "Teoria dei Giochi" sono senza dubbio quelli di Zermelo (del 1912) e di Borel (del 1921-1927), generalmente l’odierna teoria è legata in particolare al nome di Von Neuman, che raccolse nel volume “Theoriy of Games and Economic Behavior” (pubblicato per la prima volta nel 1944) gli studi eseguiti dal 1928 al 1937, validamente aiutato nella sua opera dall’economista Morgenstern e propose una «formalizzazione dei dati relativi alla soluzione di qualunque gioco». Seguendo spesso questi due autori (ma facendo riferimento anche ad altri!) viene presentata un’esposizione divulgativa della teoria dei giochi; i metodi a cui si fa riferimento si basano su teorie matematiche che vanno dall’analisi alla geometria e alla logica. Non sono inclusi, invece, metodi che sfruttano la teoria degli insiemi, la topologia e la teoria dei grafi, ma si fa riferimento al libro “Théorie générale des jeux à n personnes” di C. Berge, che si occupa appunto della teoria generale dei giochi ricorrendo a queste discipline e a tale volume viene rimandato il lettore interessato, purché abbia una buona preparazione matematica di base.
Concludo sottolineando che il libro di Bruno D’Amore è stato scritto per un pubblico la cui cultura matematica sia quella pre-universitaria; tuttavia alcuni paragrafi, alcuni brani e alcune note sono redatti in corpo tipografico più piccolo, per indicare che la lettura del paragrafo, del brano e della nota in questione richiede una preparazione (o semplicemente una concentrazione) maggiore. A una prima lettura, comunque, il paragrafo in corpo minore può anche essere ignorato: ciò non pregiudica la possibilità della comprensione dei concetti successivi.