Ultimo aggiornamento: 17/12/2006

 
     
Giovanna Tinche, “MARIA GAETANA AGNESI – LA SCIENZIATA SANTA DEL SETTECENTO”, Rizzoli Editore, Milano 1984 (Pagine: 187)
Il libro è un’attenta biografia di Maria Gaetana Agnesi, nata a Milano il 16 maggio 1718 e figlia primogenita di Pietro Agnesi (un mercante di seta) e di Anna Brivio, anche lei proveniente da una famiglia arricchitasi con la mercatura. Maria Gaetana dimostrò ben presto di possedere un’intelligenza straordinaria e il padre provvide ad affidare a illustri precettori la formazione culturale della primogenita. Se in altri campi della vita Pietro Agnesi si mostrò gretto e assetato di denaro e di riconoscimenti sociali, almeno in quella occasione sfoderò un intuito fuori del comune, riconoscendo le doti delle figlie e schierandosi apertamente con coloro che difendevano il diritto all’istruzione delle donne. Fin da bambina, Maria Gaetana divenne l’attrazione del salotto letterario del padre; all’età di nove anni era già una provetta latinista e poi imparò anche il greco, il tedesco, l’italiano, il francese e l’ebraico. Divenne per tutti l’Oracolo settelingue. In realtà, come ammette lei stessa in una lettera, non conosceva la settima lingua, lo spagnolo, ma le era stata aggiunta dai suoi estimatori, “forse per far tornare i conti nella cabala, o per manifestare la certezza che non vi fossero confini per il suo multiforme ingegno”.
Anche Maria Teresa, la seconda femmina dei numerosi figli di Pietro, entrò da protagonista , come valente compositrice, nel salotto letterario del padre, essendosi dedicata con passione agli studi musicali.
Nel 1737 l’instancabile e ambizioso padre predispose per Maria Gaetana un nuovo corso di studi. La giovane, obbediente e remissiva, passò così dallo studio delle lingue a quello della filosofia, o meglio, per essere precisi, si dedicò alle fatiche “degli Elementi di Euclide, della Logica e Metafisica, e della Fisica generale, particolare, e sperimentale”, sotto la guida di due insigni professori universitari: il padre Francesco Manara e il padre Michele Casati. Inoltre il conte Carlo Bollomi (decurione della città di Pavia) mise a disposizione della studentessa le sue abbondanti conoscenze, fornendole puntuali delucidazioni. Ella gli dovette molto e gli dedicò la prima e unica edizione del testo filosofico che pubblicò nel 1738 con il titolo Propositiones philosophicae. Maria Gaetana divenne un punto di riferimento culturale per chiunque desiderasse un parere riguardo a un argomento filosofico e molti personaggi illustri si riunivano intorno a lei per ascoltare le sue interessanti dissertazioni.
Nonostante i successi ottenuti, era desiderosa solo di pace, di solitudine e di devoto raccoglimento; era stanca e annoiata da tante sfilate culturali-mondane ed espresse al padre il desiderio di ritirarsi in monastero, ma egli non volle accettare una simile richiesta, perché non voleva perdere l’elemento di attrazione del proprio salotto e la fonte della celebrità del proprio nome.
Accettò la decisione paterna, ma pretese che venissero rispettate tre condizioni per il suo sistema di vita: poter vestire semplice e dimesso, poter recarsi in Chiesa ogniqualvolta lo desiderasse e poter abbandonare completamente i balli, i teatri e i divertimenti profani.
Nel 1740 quando il celebre padre Ramiro Rampinelli divenne professore di Fisica e Matematica nel Monastero di San Vittore a Milano, Pietro Agnesi non tardò a fare la sua conoscenza e a comunicargli che sua figlia Maria Gaetana desiderava vivamente approfondire gli argomenti matematici. Il Rapinelli condusse la giovane nelle “più riposte e astruse meditazioni Geometriche” esercitandola “nella risoluzione dei più oscuri e difficili Problemi dell’Algebra” Durante dieci anni di studio intenso, Maria Gaetana nella notte, dormendo, balzava dal letto per recarsi nel proprio studio ad annotare la risoluzione di un problema che "dopo averla tormentata durante il giorno, la rendeva tranquilla soltanto in seguito al sogno risolutore”. La stessa giovane si meravigliava quando, al mattino seguente, sedendosi alla scrivania, trovava l’inaspettata annotazione. La sonnambula Agnesi, che condivideva con un altro grande matematico del tempo, Paolo Frisi, il privilegio delle illuminazioni notturne, decise di dare alle stampe la sua produzione, consistente in due volumi, con il titolo Istituzioni Analitiche ad uso della Gioventù italiana e seguì personalmente il lavoro di composizione tipografica dell’opera. Questo testo matematico era, allora, di notevole valore per la sistematicità, per la sintesi di metodi diversi e distanti, a quei tempi sconosciuti e perché serviva a diffondere una materia, l’Analisi, scarsamente studiata in Italia. L’opera venne inviata in dono e dedicata all’Imperatrice Maria Teresa d’Austria, che regalò all’autrice un cofanetto di cristallo di rocca tempestato di pietre preziose e un anello di brillanti, che portavano la firma dell’illustre donatrice sovrana.
Una delle finalità dei due volumi realizzati da Maria Gaetana era quella di servire da manuale per l’istruzione dei fratellini più promettenti, per i quali la sorella maggiore aveva sovente fatto le veci della madre. Tale testo, a cui attinsero anche le generazioni più mature, rappresentò per l’Italia il punto di svolta diffusionale dell’Analisi. La giovane matematica milanese contribuì, quindi, a diffondere in Italia una materia destinata ad avere grande applicazione e nel contempo divulgò le scoperte dei due autori ancora poco conosciuti, Leibniz e Newton, che si stavano contendendo, a torto, polemizzando aspramente, il primato dell’invenzione del nuovo calcolo. L’Agnesi suddivise gli ambiti di competenza di ciascun metodo, quello geometrico di Leibniz e quello cinematico di Newton “e riconobbe le scoperte di ciascuno, la semplificazione della notazione leibniziana e la connessione tra calcolo differenziale e integrale a opera dell’inglese.”
C’è, invece, chi volle ricordare Maria Gaetana Agnesi per la scoperta di una curva, detta la strega dell’Agnesi; si trattava esattamente della versiera, curva già studiata da Fermat e da Grandi. Il nome “versiera” venne storpiato da qualcuno in “avversiera” e tradotto in “strega”. La vera scoperta dell’Agnesi fu quella “di aver intravisto il carattere rivoluzionario della divulgazione e della sistemazione delle opere scientifiche altrui, fino a quel momento sparpagliate nei fogli delle Gazzette o poste le une contro le altre da infuocate polemiche, alla ricerca soltanto di una pietosa mano unificante e pacificatrice.”  Alla comparsa delle Istituzioni Analitiche fece eco un autentico coro di
entusiastiche ovazioni. Il papa stesso, Benedetto XIV, espresse volentieri le sue lodi per la dilecta filia mediolanensis e tramite il cardinale Ruffo le mandò una corona di pietre preziose e una medaglia d’oro. Inoltre le conferì di sua iniziativa, appoggiato dai pieni voti del Senato Accademico, una cattedra di pubblico lettore di Matematiche all’Università di Bologna. La giovane esperta di Analisi infinitesimale non volle ricoprire tale incarico per rimanere fedele al suo voto di ritiro dal mondo profano.
Il 19 marzo 1752 morì Pietro Agnesi e Maria Gaetana si ritirò completamente dalla vita pubblica per dedicarsi alla cura dei poveri, dei malati e allo studio delle Sacre Scritture. Mentre i suoi studi giovanili avevano assecondato essenzialmente i desideri del padre, le opere di bene soddisfacevano, ora, la sua volontà, ormai libera di trovare espressione. Forse, Maria Gaetana non era rimasta insensibile al messaggio di san Paolo affermante che «la scienza gonfia mentre la carità edifica». Casa Agnesi si trasformò in rifugio per le inferme e, per far fronte alle spese necessarie, vendette, poi, anche i propri averi.
Quando fu completata la ristrutturazione del palazzo del principe Trivulzio e appena fu aperto il nuovo accogliente Albergo dei poveri, a Maria Gaetana venne affidato l’incarico di Direttrice del Quartiere delle donne.
Dal 1783 al 9 gennaio 1799 (giorno della sua morte), ella abitò e continuò a lavorare nel Pio Albergo Trivulzio.
Note sull’autrice      
Dalla quarta di copertina: “Giovanna Tinche vive e lavora a Milano. Laureata in filosofia all’Università Statale della sua città, collabora con riviste e case editrici, insegna e svolge un’intensa attività di studiosa e ricercatrice."