Ultimo aggiornamento: 18/02/2007

 
   

Fabrizio Palombi, “LA STELLA E L’INTERO – La ricerca di Gian-Carlo Rota tra matematica e fenomenologia”, Bollati Boringhieri, Prima edizione ottobre 2003 (Pagine: 162)

Nell’Introduzione vengono riportate le parole di Edmund Husserl: “Una figura stellare […] è costituita a sua volta di figure stellari, le quali […] sono […] composte di segmenti ed infine di punti. I punti fondano segmenti, i segmenti fondano […] le singole stelle, e queste a loro volta fondano la figura stellare […] a essi è propria una gerarchia delle fondazioni […] in modo tale che ad ogni grado vengono determinate forme di nuovo genere che soltanto a quel grado diventano accessibili.”

Husserl concepisce «il concetto di parte nel suo senso più lato che consente di designare qualsiasi parte sia discernibile “in” un oggetto. In questo significato allargato «parte» diventa «tutto ciò che l’oggetto “ha” in senso […] reale, nel senso di ciò che lo costituisce effettivamente». Nell’accezione husserliana anche predicati come rosso e rotondo sono considerati parti e Rota condivide tale accezione husserliana di parte.
La nozione di intero, definita per mezzo del concetto di Fundierung, rinvia a «un sistema di contenuti che vengono abbracciati da una fondazione [strutturale] unitaria»; i contenuti di un simile sistema vengono chiamati parti.

Questo libro esamina, dunque, la ricerca filosofica di Gian-Carlo Rota, ma non si prefigge tanto di ricostruire storicamente l’evoluzione del suo pensiero, quanto di rintracciare “un filo rosso, un elemento di continuità nei suoi eterogenei interessi.” Tale filo è costituito appunto dalla Fundierung (o relazione di fondazione strutturale) husserliana, un tema fenomenologico sul quale l’attenzione di Gian-Carlo Rota si è concentrata sin dal primo dei suoi scritti di carattere filosofico.” È stata da lui usata come strumento “per aprire una via fenomenologica capace di superare la classica alternativa tra empirismo e razionalismo che non solo condiziona la tradizione filosofica ma, in particolare, rappresenta un ostacolo aporetico per la comprensione della natura degli enti matematici.”
Questo volume nasce dalle “interminabili e appassionanti discussioni” tra Fabrizio Palombi e Gian-Carlo Rota ed è espressamente dedicato dall’autore “Alla memoria di Gian-Carlo Rota, maestro e amico carissimo”.

Il testo si articola in quattro capitoli e una sezione bibliografica. Il primo capitolo ricostruisce le coordinate fondamentali della biografia culturale di Gian-Carlo Rota ed esamina “il suo peculiare stile filosofico, le sue critiche alla filosofia analitica (sullo sfondo di una contrapposizione che ha segnato la cultura statunitense) e la sua riflessione su Heidegger.”

Nel secondo capitolo “viene presentata la sua personale rielaborazione della fenomenologia, influenzata da esigenze teoretiche e didattiche.”

Il terzo capitolo contiene “una riflessione teoretica sulla natura degli enti matematici che accosta la ricerca fenomenologica, attenta agli aspetti costitutivi e storici, a quella epistemologica.”

Il quarto (e ultimo) capitolo “mette a fuoco la riflessione di Rota sull’interpretazione di alcuni aspetti della soggettività umana prendendo spunto da temi sorti nel contesto problematico della cosiddetta intelligenza artificiale e delle sue polemiche con la filosofia analitica.”

Non manca un’ampia sezione bibliografica, che traccia il perimetro generale delle ricerche di Rota, disegnando una mappa dei suoi interessi filosofici, censendo le sue fonti e i suoi autori di riferimento.

Una curiosità: come viene precisato a pagina 23, Rota divenne cittadino americano nel 1961 e il suo nome, a causa dell’errore di un’impiegata, acquistò un trattino, assumendo per l’anagrafe statunitense l’insolita grafia «Gian-Carlo» che egli decise di mantenere.