Ultimo aggiornamento: 10/07/2005

 
   

John Nash, “GIOCHI NON COOPERATIVI e altri scritti”, a cura di Harold W. Kuhn e Sylvia Nasar, Titolo originale The essential John Nash, Traduzione Gabriella Lucchetti, Francesca Rolando, Revisione: Roberto Lucchetti, 2004 Zanichelli editore S.p.A. Bologna (Pagine: 274)

Questo libro ci viene proposto da Luisa Giannetti, che ringrazio e che riporta quanto segue: "Si tratta di una raccolta degli scritti principali di John Nash, tra cui spiccano i suoi lavori sulla teoria dei giochi, per cui ha avuto il premio Nobel per l'economia nel 1994."
AGGIORNAMENTO 10/07/2005 -
Grazie alla segnalazione di Luisa Giannetti, ho letto anch’io il libro.

In tale volume sono raccolti i fondamentali contributi di John Nash al calcolo parallelo, alla geometria riemanniana, alle varietà algebriche e al calcolo differenziale.

La Prefazione e l’ Introduzione delineano il quadro storico e scientifico in cui si inseriscono la figura e l’opera di questo grande matematico.

Nella Prefazione di Harold W. Kuhn si legge: “Conosco John Nash da più di cinquant’anni. Eravamo studenti di dottorato insieme alla fine degli anni ’40. […] In quanto suo amico e collega sono stato ben lieto di collaborare alla stesura di questo libro insieme con Sylvia Nasar la sua biografa. La splendida introduzione della Nasar ci guida, come in un giro turistico, attraverso la sua vita di scienziato: la sua precoce e brillante carriera, i successivi decenni di malattia mentale ed i grandi cambiamenti avvenuti nella sua vita in seguito all’assegnazione, nel 1994, del premio Nobel per l’Economia. […] Un riconoscimento è un rimedio per molte malattie; sebbene il disturbo mentale di Nash avesse incominciato a regredire già negli anni precedenti il 1994, l’annuncio dell’assegnazione del Nobel ha segnato l’inizio di un nuovo periodo della sua vita. […]

Con questo volume Sylvia Nasar ed io intendiamo rendere un ulteriore tributo a John Nash facendo conoscere a un pubblico più vasto i suoi risultati più importanti sia nella teoria dei giochi sia nella matematica pura. Riteniamo che in questo modo sia anche possibile colmare la distanza che esiste fra gli economisti da un lato e i matematici puri dall’altro, ciascuno dei quali ha apprezzato solo parte dei contributi scientifici di Nash. […]”

Nell’Introduzione di Sylvia Nasar leggiamo: “[…] Il Premio Nobel per l’Economia che Nash condivise con Reinhard Selten e John Harsanyi fu ben più di un trionfo intellettuale: fu la vittoria per tutti quelli che credevano che l’infermità mentale non dovesse costituire un impedimento al non plus ultra dei riconoscimenti scientifici.[…]

Nash arrivò a Princeton nel 1948 […] La sua prima grande idea matematica fu, guarda caso, un gioco di sua invenzione […] La Parker Bros, una delle principali produttrici di giochi, in seguito chiamò Hex l’elegante gioco di Nash, che fu inventato indipendentemente dal matematico danese Peit Hein.[…]

Il primo tentativo formale di creare una teoria dei giochi fu l’articolo di von Neumann del 1929, Zur teorie der gesellschaftsspiele, in cui sviluppò il concetto di interdipendenza strategica. Ma la teoria dei giochi come paradigma fondamentale per lo studio di strategie decisionali in situazioni dove la migliore mossa per un giocatore dipende dalle azioni altrui, non si concretizzò fino alla seconda Guerra Mondiale quando la Marina britannica la utilizzò per migliorare la percentuale di bersagli colpiti nel corso della campagna contro i sottomarini tedeschi. […]

Nash scrisse il suo primo importante lavoro – ora un classico sull’argomento della contrattazione – mentre frequentava il corso settimanale di Albert Tucker sulla teoria dei giochi, durante il suo primo anno a Princeton, dove incontrò von Neumann e Morgenstern. […] Quello della contrattazione è un vecchio problema in economia […] Tuttavia, prima di Nash, gli economisti presumevano che il risultato di una contrattazione bilaterale fosse determinato dalla psicologia e che di conseguenza non fosse di pertinenza del campo dell’economia. […] Nessuno aveva scoperto dei principi per selezionare risultati univoci dalle numerose alternative possibili. […] Nella loro opera von Neumann e Morgenstern avevano suggerito che «una vera comprensione della contrattazione» consisteva nel definire lo scambio bilaterale come «gioco di strategia». Tuttavia neppure loro erano arrivati a un risultato concreto. […] Nash optò per un’idea del tutto nuova […] Concepì lo scambio come il risultato o di un processo di negoziazione, oppure di una scelta di strategie effettuata indipendentemente da individui che mirano ciascuno al proprio interesse. Invece di definire direttamente una soluzione, si chiese quali dovessero essere le condizioni ragionevoli per una soddisfacente suddivisione del guadagno derivante da una contrattazione. Quindi postulò quattro condizioni e, utilizzando un ingegnoso ragionamento matematico, dimostrò che, se gli assiomi erano fondati, il risultato sarebbe stato una soluzione unica: quella ottenuta dalla massimizzazione del prodotto degli utili delle due parti. […] Riducendo il problema della contrattazione a formule semplici e precise, Nash dimostrò come esista una soluzione particolare per un’ampia classe di questi problemi. Il suo approccio è diventato il metodo standard per far modelli di risultati di contrattazioni nell’ambito di una vasta letteratura teorica che abbraccia molti campi, incluso quello della contrattazione sindacale e quello degli accordi nell’ambito degli scambi internazionali.

Fin dal 1950, il concetto di equilibrio di Nash – l’idea che gli valse il Nobel – è diventato la struttura matematica per lo studio di tutti i tipi di situazioni di conflitto e di collaborazione. Nash fece questa scoperta all’inizio del suo secondo anno a Princeton, descrivendo la sua idea al compagno di dottorato David Gale. Quest’ultimo insistette immediatamente che Nash presentasse la sua conclusione ai  Proceedings of the National Academy of Sciences. Nella nota, Equilibrium points in n-person games, Nash applica la sua definizione generale di equilibrio ad una vasta classe di giochi e dimostra, usando il teorema del punto fisso di Kukutani, che qualsiasi gioco finito in forma normale ammette equilibri in strategie miste. […]

Dopo mesi di discussioni con Tucker, suo relatore di tesi, Nash scrisse un’elegante e concisa dissertazione contenente un’altra dimostrazione, nella quale si avvaleva del teorema del punto fisso di Brower […] In questa tesi intitolata Non-cooperative games […], Nash introdusse la distinzione «tra giochi non cooperativi» e «giochi cooperativi», tra giochi in cui i giocatori agiscono per conto proprio «senza collaborare o aiutarsi con nessun altro» e «quelli dove i giocatori hanno la possibilità di scambiarsi informazioni, di trattare affari e di allearsi.» La teoria dei giochi di Nash – specialmente il suo concetto di equilibrio nell’ambito di tali giochi oggi noto come equilibrio di Nash – ha ampliato in modo significativo il campo dell’economia come disciplina scientifica. […]

Tuttavia Nash voleva dimostrare di essere un matematico puro. Addirittura, prima di completare la sua teoria dei giochi, aveva rivolto la sua attenzione all’argomento allora attuale degli oggetti geometrici chiamati varietà. […] Nash sostenne che le varietà geometriche erano strettamente connesse ad una categoria più semplice di oggetti denominati varietà algebriche. […]

La domanda precisa che Nash si poneva, «È possibile immergere una varietà Riemanniana in uno spazio euclideo?», era una sfida che aveva frustrato gli sforzi di eminenti matematici per tre quarti di secolo.

Nei primi anni ’50 l’interesse si era spostato su oggetti geometrici in dimensioni maggiori, anche a causa del ruolo essenziale svolto dalla geometria curva per descrivere le relazioni spazio-tempo nella teoria della relatività di Einstein.[…]

Dopo la pubblicazione di The imbedding problem for riemannian manifolds, nella rivista Annals of Mathematics, i metodi per analizzare le equazioni differenziali alle derivate parziali furono completamente modificati. […]

All’avvicinarsi del suo trentesimo compleanno, Nash sembrava pronto per ottenere altri straordinari risultati. Parlò ai suoi colleghi di «un’idea di un’idea» circa la possibile soluzione dell’ipotesi di Riemann, considerato il rompicapo più complicato di tutta la matematica. […]

In seguito, imputò l’insorgere della sua terribile malattia all’estremo sforzo intellettuale compiuto in quegli anni. […] Nonostante le devastanti conseguenze della sua malattia, Nash continuò a pubblicare numerosi altri lavori. […]”

Dal capitolo Autobiografia: “[…]I disturbi mentali ebbero inizio nei primi mesi del 1959 […] Ho quindi passato vari periodi, lunghi dai cinque agli otto mesi, in ospedali del New Jersey […] Ed accadde che, dopo una lunga degenza in ospedale, ho alla fine rinunciato alle mie ipotesi deliranti e sono tornato ad avere una visione di me stesso come essere umano più convenzionale e mi sono quindi rivolto nuovamente alla ricerca matematica. […]”

Dalla quarta di copertina: “I curatori

Harold W. Kuhn è professore emerito di matematica alla Princeton University. È uno dei maggiori studiosi di teoria dei giochi e autore, con Albert Tucker, del teorema Kuhn-Tucker. Ha fatto parte del comitato di studiosi che ha segnalato l’opera di Nash alla commissione Nobel ed è stato direttore scientifico di MATHEMATICA.

Sylvia Nasar è giornalista economica del quotidiano “The New York Times” […] È professore di giornalismo economico alla Columbia University […]”