Ultimo aggiornamento: 07/01/2006 |
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N.A. Malara, G. Navarra PROGETTO ArAL "Quadro teorico di riferimento e glossario", Pitagora Editrice Bologna, 2003 Ringrazio affettuosamente Giovanna Maria
Melis, che ci segnala tale lettura, commentando: «Questo fascicolo fa
parte del progetto ArAL, rivolto al rinnovamento dell’insegnamento
dell’area aritmetico algebrica nella scuola primaria. Si tratta di un
progetto che ha come riferimento teorico l’early
algebra, ove si sostiene che ”i
principali ostacoli cognitivi nell’apprendimento dell’algebra nascono
in modi spesso insospettabili in contesti aritmetici e possono porre in
seguito ostacoli concettuali anche insormontabili allo sviluppo del
pensiero algebrico”. Le ricerche internazionali
sull’apprendimento della matematica e in particolare
sull’apprendimento dell’algebra indagano su alcune ragioni che
evidenziano la crisi dell’insegnamento tradizionale di questa
disciplina. Gli aspetti individuati sono di natura diversa: cognitivi
(l’algebra viene percepita come difficile), psicologici
(l’algebra intimorisce), sociali
(anche l’ambiente
trasmette atteggiamenti matematofobici), pedagogici
(si nota minore
motivazione da parte degli studenti quando si richiedono loro prestazioni
concettualmente impegnative),
didattici (dove si osservano tecniche e metodi spesso stereotipati e
inadeguati). L’algebra, espressione di una matematica alta, rappresenta un grosso ostacolo per molti studenti che non
possiedono un controllo concettuale forte sui significati degli oggetti e
dei processi algebrici. Per sviluppare e potenziare questo controllo, i
ricercatori hanno individuato diversi approcci, fra i più significativi:
il problem solving, l’approccio funzionale, l’approccio alla
generalizzazione e l’approccio linguistico,
che parte da un’idea dell’algebra come linguaggio. Proprio
quest’ultimo approccio rappresenta l’ipotesi forte del progetto Aral.
Si ritiene, infatti, che vi sia una stretta correlazione fra le modalità
dell’apprendimento del linguaggio naturale e del linguaggio algebrico.
La metafora del balbettio algebrico
spiega questa analogia: “Il
bambino, nell’apprendimento del linguaggio, si appropria poco
alla volta dei suoi significati e delle regole che lo supportano “,
arrivando gradualmente, con opportuni aggiustamenti, a riflettere sugli
aspetti grammaticali e sintattici della lingua. “[…]nella
didattica tradizionale del linguaggio algebrico si comincia invece
privilegiando lo studio delle regole, come se la manipolazione formale
fosse precedente alla comprensione dei significati. Si tende quindi ad
insegnare la sintassi dell’algebra trascurando la sua semantica”.
Di contro, i ricercatori ArAL sostengono che i modelli mentali propri del
pensiero algebrico dovrebbero nascere all’interno di un ambiente
aritmetico, sin dai primi anni della scuola primaria, “[…]
attraverso forme iniziali di balbettio algebrico, insegnando al bambino a
pensare l’aritmetica algebricamente”. Affinché questo avvenga nel
modo più naturale possibile, è necessario costruire un ambiente che
favorisca la comparsa del balbettio algebrico , “nel
quale le regole possono trovare la loro collocazione gradualmente,
all’interno di un contratto didattico tollerante verso momenti iniziali
sintatticamente ‘promiscui’.“ Dalla quarta di copertina: “La collana ArAL consta di diversi fascicoli che sono accompagnati dall’indicazione delle classi per le quali è stata concepita la relativa Unità (I: scuola dell’infanzia, E: scuola elementare, M: scuola media). Gli autori: N.A.Malara è docente di Didattica della Matematica presso l’Università di Modena e Reggio Emilia. Svolge, anche in seno a progetti internazionali, ricerche teorico-sperimentali di innovazione metodologico-curricolare in matematica e attività di formazione insegnanti. È direttore del GREM (Gruppo di Ricerca in Educazione Matematica) cui afferiscono insegnanti di vari livelli scolari in veste di ricercatori. G.Navarra è insegnante […]. Dal 1986 afferisce al GREM nel cui ambito ha prodotto numerose pubblicazioni su varie tematiche[…]. Dal 1998 cura con Malara il progetto ArAL di cui coordina la struttura organizzativa e le sperimentazioni."» | ||