Ultimo aggiornamento: 13/03/2005

 
     

Mark Kac, “GLI ENIGMI DEL CASO – Vicissitudini di un matematico”, traduzione di Umberto Sampieri, Bollati Boringhieri, 1986

Si tratta dell’autobiografia di Mark Kac, “figura di spicco di quella scuola di matematici polacchi che annovera tra i suoi esponenti Steinhaus, Banach e Smoluckowski…”

Nato in Polonia nel 1914, Kac emigrò negli Stati Uniti nel 1939, dove morì nel 1984. “A lui si devono fondamentali contributi nel campo dell’analisi matematica, della teoria della probabilità e della fisica matematica”.

Il libro comprende una prefazione, un’introduzione, sette capitoli, un poscritto e le note.

Nel prologo “Come divenni un matematico”, l’autore racconta come nell’estate del 1930 venne colpito “da un attacco acuto di quella malattia che, a intervalli irregolari, affligge tutti i matematici, anzi tutti gli scienziati: l’ossessione per un problema. I sintomi, così noti alle mogli dei colpiti dal virus, sono facilmente riconoscibili: comportamento antisociale, insonnia, perdita di appetito…” Nelle pagina 22 e 23  scrive: “Il problema che mi tormentava riguardava la soluzione delle equazioni algebriche di terzo grado, e la risposta era ben nota dal 1545, anno in cui Cardano pubblicò le sue formule risolutive. Ciò che io non sapevo era come dedurre tali formule! […] 

Nella mia vita ho avuto varie ricadute di quella malattia; in tanti casi i problemi che mi assillavano risultarono essere di reale interesse per la matematica e le scienze, ma mai come in quell’estate del 1930 lavorai così febbrilmente […] alla fine l’intera deduzione era condensata in tre o quattro pagine."

All’inizio dell’anno scolastico, tale manoscritto fu presentato per la pubblicazione alla rivista Mlody matematyk (Il giovane matematico) e ai primi di maggio del 1931 il direttore di tale rivista si presentò nella scuola frequentata da Mark Kac, per elogiare il lavoro, sottolineando che sarebbe stato pubblicato pochi mesi dopo e ammettendo che la ragione del ritardo nel comunicare una risposta, dopo aver ricevuto il manoscritto, era la seguente: il comitato editoriale temeva che il metodo trovato dal giovane fosse già noto; soltanto dopo varie ricerche si erano resi conto dell’originalità del lavoro da lui svolto.

Quando, molti anni dopo, Gian Carlo Rota tenne una conferenza sul calcolo “umbrale” alla Rockefeller University (si trattava di una nuova formulazione della teoria degli invarianti) durante la quale illustrò, fra gli altri, un famoso teorema di Sylvester sulle forme omogenee in due variabili, accennando, come per inciso, a una utilizzazione di quel risultato alla risoluzione delle equazioni cubiche, Mark  Kac fu colto “da una sensazione di déjà vu”: era il metodo da lui scoperto proprio nell’estate del 1930.