Ultimo aggiornamento: 22/04/2007

 
   

Colette Hug, “IL FANCIULLO E LA MATEMATICA”, Titolo originale “L’enfant et la mathématique”, Traduzione di Maria Pezzella Varcasia, Editore Boringhieri, 1972 (pp. 260)
Nella Prefazione all’edizione italiana di Liliana Ragusa Gilli si legge: “[…] Si tratta del resoconto di un esperimento presentato non con materiale o schede da poter usare in una sterile imitazione, ma con una relazione del lavoro svolto in Francia in due scuole primarie, una di Grenoble e l’altra di Chambéry. Per la scuola di Chambéry si fa preciso riferimento allo svolgimento di alcuni argomenti; possiamo ben dire che si entra nelle classi e si assiste ad alcune lezioni «di ricerca»; per la scuola di Grenoble, invece, si illustrano e documentano le reazioni dei singoli allievi, non tanto dal punto di vista dell’apprendimento matematico, quanto da quello dell’evoluzione psicologica. A questo proposito l’autrice non pretende che la sua opera possa avere un valore statisticamente valido (non è il caso di parlarne con un campione di venti bambini!), ma vuole dimostrare con uno studio di tipo clinico, in base ai progressi realizzati nella conoscenza dello sviluppo psicologico del bambino, come l’insegnamento della matematica non sia fine a sé stesso, ma si inserisca compiutamente nel quadro dello sviluppo armonico della mente in tutti i campi, compreso quello affettivo. Si deve perciò parlare […] di pedagogia della matematica. Infatti una delle due ipotesi che sono alla base di quest’opera è pedagogica: «L’insuccesso in matematica non è imputabile ai bambini, ma al metodo d’insegnamento: si deve trovare il modo di evitarlo.» […] La scuola primaria è ormai la base di una scuola di massa e in essa i bambini devono conquistare non gli strumenti per un lavoro immediatamente successivo, ma gli strumenti logici necessari ad affrontare altri studi inseriti in un mondo sempre più mutevole.
L’insegnamento della matematica nella scuola primaria è tradizionalmente insegnamento di tecniche di calcolo nel sistema decimale e di risoluzione di problemi tipo: alla loro base c’è, più che riflessione, uno stimolo, una parola chiave che non può che portare alla risposta che ci si aspetta. Si tratta perciò di un vero e proprio condizionamento, non di attività matematica. […] La strada che si deve prendere è quella di basarsi essenzialmente sulla psicologia dell’apprendimento e su una profonda trasformazione del pensiero matematico.
Il criterio didattico seguito nell’esperimento qui descritto è essenzialmente basato sulla tecnica della scoperta. Ogni situazione matematica è un gioco, cioè regole ben precise e convenzioni, rispettando le quali si può cercare la verità.
Niente di più appassionante di una libera attività della mente, che permette al bambino di aprirsi e di gioire delle proprie scoperte […]
La seconda ipotesi posta dall’autrice è che nella mente di ogni bambino ci siano dei nessi logici, indipendenti dalla particolare situazione momentanea, che non aspettano altro che di entrare in azione; e tanto è più facile che questo avvenga quanto più la situazione presentata è lineare e sgombra da qualunque richiamo di tipo affettivo o concreto. Quindi, via i gattini, le casette o le storielle di mamma orsa che ha perso i suoi orsacchiotti, ma lavoriamo su materiale astratto, fino ad arrivare ad avere disegni solo mediante crocette o punti. Non è vero che i bambini rifiutino le convenzioni; le accettano e le rispettano fin da piccolissimi, quando giocano al «dottore» o decidono che uno di loro è il babbo: finché il gioco durerà difficilmente dimenticheranno l’etichetta che si sono assegnata.
È così che in una situazione estremamente pura, libera da agganci al concreto, entrano più facilmente in azione i nessi logici, comuni a tutti i bambini, qualunque sia la loro estrazione sociale o il loro bagaglio di esperienze […]”
Il libro si rivolge agli insegnanti e a tutti coloro che sono interessati a conoscere le descrizioni, effettuate dal punto di vista pedagogico e psicologico, degli esperimenti  compiuti a Grenoble e a Chambéry negli anni scolastici 1966-67 e 1967-68.