Keit Devlin
“IL GENE DELLA MATEMATICA (Per scoprire il matematico nascosto in
ognuno di noi)”, Longanesi, 2002 Questo libro è stato segnalato da
Luciano
Carletti, che ringrazio e che ha scritto quanto segue: <<Ho
letto l'estate scorsa "IL GENE DELLA MATEMATICA" di KEIT DEVLIN e mi è piaciuto
molto. L'autore insiste sul definire la matematica la scienza dei modelli.
Questi modelli possono essere reali o immaginari, visivi o mentali, statici o
dinamici, qualitativi o quantitativi. Essi sorgono dalla realtà che ci circonda,
dalle profondità dello spazio e del tempo e dal lavorio della mente
umana.>>
AGGIORNAMENTO
(05/07/2004)
- Grazie
alla segnalazione di
Luciano,
ho letto anch’io questo libro di Keith Devlin.
Nel
prologo “Le ali dell’aquila”, l’autore trascrive gli ultimi minuti
della discesa di Neil
Armstrong e Buzz Aldrin sulla Luna. Tale sbarco non rappresentò un enorme
progresso tecnologico rispetto alle precedenti missioni Apollo, ma simboleggia “un trionfo dello spirito umano e di due facoltà
che, sulla faccia della Terra, sono esclusive degli esseri umani: la
matematica e il linguaggio. Sbarcare sulla Luna fu in larga misura
un’impresa dipendente dalla matematica, disciplina alla base di tutte le
scienze e di tutta l’ingegneria.” In effetti, come afferma l’autore,
fu calcolato minuziosamente ogni dettaglio della missione, tenendo conto
di ogni evenienza possibile e immaginabile; durante la discesa finale il
dialogo fra l’Eagle (Aquila era il nome dato dall’equipaggio al modulo
lunare) e la base di controllo fu quasi completamente matematico. Tale
missione fu un’immensa impresa collaborativa, che coinvolse gli sforzi
coordinati di numerosissime persone. Anche se a muovere i primi passi
sulla Luna furono soltanto due uomini, il progetto usufruì dell'impegno
di molte
migliaia di individui, sparsi in tutto il Nordamerica e altrove nel mondo,
considerando coloro che lavoravano in tutte le stazioni di
controllo. Fu il linguaggio che permise a tutti i partecipanti
all’impresa di coordinare ogni azione, per
produrre un singolo evento. Nel suo libro, Keith Devlin vuole
convincerci che l’acquisizione del linguaggio e della matematica hanno
dato all’umanità le ali per librarsi al di sopra delle altre creature e
che queste facoltà non sono separate; entrambe sono rese possibili da una
stessa caratteristica del cervello umano.
L’autore
chiarisce che non esiste alcun “gene della matematica”, nel senso di
una sequenza specifica di DNA umano che conferisca l’abilità matematica
a chi lo possieda.
Intitolando il libro “Il gene della matematica”, è stata
semplicemente adottata una comune metafora, intendendo come “gene della
matematica” una “disposizione innata al pensiero matematico”,
proprio come a volte si parla di “gene del linguaggio”, per far
riferimento alla nostra disposizione innata ad acquisire e a usare il
linguaggio. L’argomentazione addotta da Keith Devlin è la seguente: la
nostra predisposizione per il linguaggio è esattamente ciò che ci serve
per fare della matematica, dal momento che il pensiero matematico non è
altro che un modo specializzato di usare la nostra predisposizione per il
linguaggio.
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