Ultimo aggiornamento: 26/10/2004

 

Keit Devlin “IL GENE DELLA MATEMATICA (Per scoprire il matematico nascosto in ognuno di noi)”, Longanesi, 2002
Questo libro è stato segnalato da
Luciano Carletti, che ringrazio e che ha scritto quanto segue: <<Ho letto l'estate scorsa "IL GENE DELLA MATEMATICA" di KEIT DEVLIN e mi è piaciuto molto. L'autore insiste sul definire la matematica la scienza dei modelli. Questi modelli possono essere reali o immaginari, visivi o mentali, statici o dinamici, qualitativi o quantitativi. Essi sorgono dalla realtà che ci circonda, dalle profondità dello spazio e del tempo e dal lavorio della mente umana.>>
AGGIORNAMENTO (05/07/2004)
- Grazie alla segnalazione di Luciano, ho letto anch’io questo libro di Keith Devlin. Nel prologo “Le ali dell’aquila”, l’autore trascrive gli ultimi minuti della discesa di  Neil Armstrong e Buzz Aldrin sulla Luna. Tale sbarco non rappresentò un enorme progresso tecnologico rispetto alle precedenti missioni Apollo, ma  simboleggia “un trionfo dello spirito umano e di due facoltà che, sulla faccia della Terra, sono esclusive degli esseri umani: la matematica e il linguaggio. Sbarcare sulla Luna fu in larga misura un’impresa dipendente dalla matematica, disciplina alla base di tutte le scienze e di tutta l’ingegneria.” In effetti, come afferma l’autore, fu calcolato minuziosamente ogni dettaglio della missione, tenendo conto di ogni evenienza possibile e immaginabile; durante la discesa finale il dialogo fra l’Eagle (Aquila era il nome dato dall’equipaggio al modulo lunare) e la base di controllo fu quasi completamente matematico. Tale missione fu un’immensa impresa collaborativa, che coinvolse gli sforzi coordinati di numerosissime persone. Anche se a muovere i primi passi sulla Luna furono soltanto due uomini, il progetto usufruì dell'impegno di molte migliaia di individui, sparsi in tutto il Nordamerica e altrove nel mondo, considerando coloro che lavoravano in tutte le stazioni di controllo. Fu il linguaggio che permise a tutti i partecipanti all’impresa di coordinare ogni azione, per  produrre un singolo evento. Nel suo libro, Keith Devlin vuole convincerci che l’acquisizione del linguaggio e della matematica hanno dato all’umanità le ali per librarsi al di sopra delle altre creature e che queste facoltà non sono separate; entrambe sono rese possibili da una stessa caratteristica del cervello umano.
L’autore chiarisce che non esiste alcun “gene della matematica”, nel senso di una sequenza specifica di DNA umano che conferisca l’abilità matematica a chi lo possieda.
Intitolando il libro “Il gene della matematica”, è stata semplicemente adottata una comune metafora, intendendo come “gene della matematica” una “disposizione innata al pensiero matematico”, proprio come a volte si parla di “gene del linguaggio”, per far riferimento alla nostra disposizione innata ad acquisire e a usare il linguaggio. L’argomentazione addotta da Keith Devlin è la seguente: la nostra predisposizione per il linguaggio è esattamente ciò che ci serve per fare della matematica, dal momento che il pensiero matematico non è altro che un modo specializzato di usare la nostra predisposizione per il linguaggio.