Mauro Dorato, “IL SOFTWARE
DELL’UNIVERSO” Saggio sulle leggi di natura, Bruno Mondadori, 2000
Questo libro vuole essere un’introduzione al problema delle leggi di
natura, introduzione che non richiede alcuna conoscenza scientifica o
filosofica particolare, ma nel contempo ha l’ambizione di offrire un
punto di vista, per quanto possibile originale, sulle varie tesi che
sono state avanzate su tale problema.
L’autore afferma che il grande compito di autoconoscenza che già i
filosofi greci avevano assegnato alla filosofia (“conosci te stesso” è
il primo imperativo di ogni umanesimo) non può più essere separato dal
compito di conoscere il mondo esterno.
La presenza di ordine e struttura nel mondo che ci circonda è alla base
della nostra capacità di conoscere la natura e tale capacità costituisce
il mistero più profondo del rapporto tra uomo e universo.
Il concetto di legge di natura rappresenta, e nel contempo
presuppone, l’esistenza di ordine e di regolarità. Benché la ricerca di
leggi venga considerata lo scopo più importante dell’attività
scientifica, il significato della nozione di legge naturale è tuttora al
centro di vivaci discussioni da parte sia di scienziati sia di filosofi.
Rimane ancora misterioso il motivo per cui la capacità di prevedere e di
controllare gli eventi naturali, con cui viene generalmente identificata
la conoscenza scientifica, dipenda dal fatto che le leggi naturali siano
formulate in modo quantitativo; tale considerazione fa assumere
alla matematica il ruolo di strumento imprescindibile per
comprendere l’universo.
Nel primo capitolo L’origine dell’idea di legge di natura viene
illustrato come tra gli studiosi non ci sia ancora accordo sul fatto che
la nozione di legge naturale abbia trovato esplicita cittadinanza nella
storia delle idee soltanto a partire dalla rivoluzione scientifica che
avvenne in epoca moderna. Il dissenso verte soprattutto sia sulla
possibile origine teologica dell’idea di legge di natura, sia sul ruolo
storico che la fede in un Dio creatore ha avuto nella formazione del
nostro concetto di “natura”, vista come regolata da leggi la cui
universalità e immutabilità sono diretta espressione della volontà
divina.
Nei capitoli successivi si discute su che cosa siano le leggi di
natura, su quale sia il loro ambito di validità e su come
arriviamo a conoscerle.
Nel secondo capitolo Perché le leggi di natura sono matematiche?
e nel terzo Il problema della riducibilità delle leggi di natura
vengono affrontate rispettivamente le seguenti domande:
-
“Per quale motivo quella che sembra
un’invenzione o una pura costruzione della nostra mente, la
matematica, riesce a descrivere e spesso a predire in maniera così
precisa i fenomeni del mondo esterno – che certo non sono stati
creati da noi – attraverso la formulazione di leggi quantitative?
-
È possibile
analizzare il concetto di legge di natura in termini di altre
nozioni, in modo tale da riuscire a rendere conto dell’uso che del
concetto di legge fanno effettivamente gli scienziati?”
Nel quinto capitolo Le leggi nelle scienze
speciali: biologia, psicologia, scienze sociali si afferma che il
concetto di legge ha applicazioni in ogni ambito della scienza empirica,
dalla fisica alla chimica, dalla biologia alla neurofisiologia, dalle
scienze comportamentali a quelle sociali e viene posto il problema dei
rapporti concettuali tra tali discipline. Per esempio, le leggi valide
al livello della sociologia sono riducibili a leggi operanti al livello
“sottostante” della psicologia degli individui? E leggi operanti a
quest’ultimo livello sono analizzabili nei termini della neurofisiologia?
Per rispondere a tali domande l’autore si concentra particolarmente sul
problema della natura delle leggi psicofisiche, mostrando che la teoria
che il regno del mentale sia non rispondente a leggi va respinta, poiché
è basata su un’interpretazione delle “leggi fisiche” che presenta molti
punti discutibili.
L’ipotesi che le leggi siano una libera creazione della mente umana
renderebbe il problema della loro conoscibilità più facilmente
risolvibile. Nell’ipotesi in cui, invece, le leggi siano, come
sostengono i realisti, esistenti indipendentemente da noi, il problema
della loro conoscibilità, proprio come accade nelle concezioni
platoniste in filosofia della matematica, si presenterebbe come più
arduo.
Forse soltanto in un rinnovato sentimento di appartenenza alla natura,
mediato dal sapere scientifico e dalla conoscenza delle leggi naturali e
della loro origine, l’uomo può riscoprire quel ‘senso di religiosità’ legato alla ricerca scientifica e si riportano le
significative parole di Einstein, con cui l’autore chiude la dettagliata
Introduzione: “Il ricercatore è imbevuto del senso della
necessità di ogni accadere. Per lui il futuro è non meno necessario e
determinato del passato. La moralità per lui non è un qualcosa di
divino, ma una faccenda puramente umana. La sua religiosità consiste
nell’estatica meraviglia che egli prova di fronte all’armonia delle
leggi dell’Universo, nelle quali si rivela una ragione talmente
superiore , che tutto ciò che è stato prodotto dal pensiero e dagli
ordinamenti umani ne è solo un pallido riflesso. Questo sentimento di
meraviglia […] è assai vicino a quello che ha ispirato la religiosità
degli uomini più creativi di tutti i tempi.”
Lo scopo dichiarato dell’autore è quello si contribuire a suscitare nei
lettori almeno un po' di quella preziosa meraviglia di cui parla Einstein riguardo all’ordine nascosto, ma comprensibile, della natura.
Dalla quarta di copertina:
“Il concetto di legge di natura
occupa un posto essenziale nella visione scientifica del mondo, ma
sembra inoltre legarsi al nostro bisogno psicologico di orientarci nella
natura, di non assumere una posizione di estraneità di fronte ai suoi
processi. Dal punto di vista del metodo, il concetto di legge è
poi talmente importante da essere tradizionalmente considerato un vero e
proprio spartiacque tra le scienze naturali e quelle storico-sociali.
Tale centralità metodologica non sempre è accompagnata da un accordo
unanime su che cosa siano le leggi di natura, cioè quali proprietà
possiedano. Il volume intende affrontare il problema se esistano leggi
indipendenti da esseri che le pensano, e si collega così a un’altra
questione, misteriosa e tutt’ora irrisolta: perché le leggi di natura
hanno una veste matematica? Come può la matematica – che sembra una pura
creazione della mente umana – descrivere le regolarità di un mondo che
non dipende da noi? Provare a rispondere a tali domande significa
cercare di comprendere quello che Einstein riteneva essere il più grande
mistero della conoscenza umana, cioè come la natura sia comprensibile
dall’uomo.
Mauro Dorato è professore di Filosofia della scienza presso la Terza
Università di Roma. [...]" |