Ultimo aggiornamento: 26/05/2007

 
   

Mauro Dorato, “IL SOFTWARE DELL’UNIVERSO” Saggio sulle leggi di natura, Bruno Mondadori, 2000
Questo libro vuole essere un’introduzione al problema delle leggi di natura, introduzione che non richiede alcuna conoscenza scientifica o filosofica particolare, ma nel contempo ha l’ambizione di offrire un punto di vista, per quanto possibile originale, sulle varie tesi che sono state avanzate su tale problema.
L’autore afferma che il grande compito di autoconoscenza che già i filosofi greci avevano assegnato alla filosofia  (“conosci te stesso” è il primo imperativo di ogni umanesimo) non può più essere separato dal compito di conoscere il mondo esterno.
La presenza di ordine e struttura nel mondo che ci circonda è alla base della nostra capacità di conoscere la natura e tale capacità costituisce il mistero più profondo del rapporto tra uomo e universo.
Il concetto di legge di natura rappresenta, e nel contempo presuppone, l’esistenza di ordine e di regolarità. Benché la ricerca di leggi venga considerata lo scopo più importante dell’attività scientifica, il significato della nozione di legge naturale è tuttora al centro di vivaci discussioni da parte sia di scienziati sia di filosofi. Rimane ancora misterioso il motivo per cui la capacità di prevedere e di controllare gli eventi naturali, con cui viene generalmente identificata la conoscenza scientifica, dipenda dal fatto che le leggi naturali siano formulate in modo quantitativo; tale considerazione fa assumere alla matematica il ruolo di strumento imprescindibile per comprendere l’universo.
Nel primo capitolo L’origine dell’idea di legge di natura viene illustrato come tra gli studiosi non ci sia ancora accordo sul fatto che la nozione di legge naturale abbia trovato esplicita cittadinanza nella storia delle idee soltanto a partire dalla rivoluzione scientifica che avvenne in epoca moderna. Il dissenso verte soprattutto sia sulla possibile origine teologica dell’idea di legge di natura, sia sul ruolo storico che la fede in un Dio creatore ha avuto nella formazione del nostro concetto di “natura”, vista come regolata da leggi la cui universalità e immutabilità sono diretta espressione della volontà divina.
Nei capitoli successivi si discute su che cosa siano le leggi di natura, su quale sia il loro ambito di validità e  su come arriviamo a conoscerle.
Nel secondo capitolo Perché le leggi di natura sono matematiche? e nel terzo Il problema della riducibilità delle leggi di natura vengono affrontate rispettivamente le seguenti domande:

  • “Per quale motivo quella che sembra un’invenzione o una pura costruzione della nostra mente, la matematica, riesce a descrivere e spesso a predire in maniera così precisa i fenomeni del mondo esterno – che certo non sono stati creati da noi – attraverso la formulazione di leggi quantitative?

  • È possibile analizzare il concetto di legge di natura in termini di altre nozioni, in modo tale da riuscire a rendere conto dell’uso che del concetto di legge fanno effettivamente gli scienziati?”

Nel quinto capitolo Le leggi nelle scienze speciali: biologia, psicologia, scienze sociali si afferma che il concetto di legge ha applicazioni in ogni ambito della scienza empirica, dalla fisica alla chimica, dalla biologia alla neurofisiologia, dalle scienze comportamentali a quelle sociali e viene posto il problema dei rapporti concettuali tra tali discipline. Per esempio, le leggi valide al livello della sociologia sono riducibili a leggi operanti al livello “sottostante” della psicologia degli individui? E leggi operanti a quest’ultimo livello sono analizzabili nei termini della neurofisiologia? Per rispondere a tali domande l’autore si concentra particolarmente sul problema della natura delle leggi psicofisiche, mostrando che la teoria che il regno del mentale sia non rispondente a leggi va respinta, poiché è basata su un’interpretazione delle “leggi fisiche” che presenta molti punti discutibili.
L’ipotesi che le leggi siano una libera creazione della mente umana renderebbe il problema della loro conoscibilità più facilmente risolvibile. Nell’ipotesi in cui, invece, le leggi siano, come sostengono i realisti, esistenti indipendentemente da noi, il problema della loro conoscibilità, proprio come accade nelle concezioni platoniste in filosofia della matematica, si presenterebbe come più arduo.
Forse soltanto in un rinnovato sentimento di appartenenza alla natura, mediato dal sapere scientifico e dalla conoscenza delle leggi naturali e della loro origine,  l’uomo può riscoprire quel ‘senso di religiosità’ legato alla ricerca scientifica e si riportano le significative parole di Einstein, con cui l’autore chiude la dettagliata Introduzione: “Il ricercatore è imbevuto del senso della necessità di ogni accadere. Per lui il futuro è non meno necessario e determinato del passato. La moralità per lui non è un qualcosa di divino, ma una faccenda puramente umana. La sua religiosità consiste nell’estatica meraviglia che egli prova di fronte all’armonia delle leggi dell’Universo, nelle quali si rivela una ragione talmente superiore , che tutto ciò che è stato prodotto dal pensiero e dagli ordinamenti umani ne è solo un pallido riflesso. Questo sentimento di meraviglia […] è assai vicino a quello che ha ispirato la religiosità degli uomini più creativi di tutti i tempi.”
Lo scopo dichiarato dell’autore è quello si contribuire a suscitare nei lettori almeno un po' di quella preziosa meraviglia di cui parla Einstein riguardo all’ordine nascosto, ma comprensibile, della natura.

 Dalla quarta di copertina:
“Il concetto di legge di natura occupa un posto essenziale nella visione scientifica del mondo, ma sembra inoltre legarsi al nostro bisogno psicologico di orientarci nella natura, di non assumere una posizione di estraneità di fronte ai suoi processi. Dal punto di vista del metodo, il concetto di legge è poi talmente importante da essere tradizionalmente considerato un vero e proprio spartiacque tra le scienze naturali e quelle storico-sociali. Tale centralità metodologica non sempre è accompagnata da un accordo unanime su che cosa siano le leggi di natura, cioè quali proprietà possiedano. Il volume intende affrontare il problema se esistano leggi indipendenti da esseri che le pensano, e si collega così a un’altra questione, misteriosa e tutt’ora irrisolta: perché le leggi di natura hanno una veste matematica? Come può la matematica – che sembra una pura creazione della mente umana – descrivere le regolarità di un mondo che non dipende da noi? Provare a rispondere a tali domande significa cercare di comprendere quello che Einstein riteneva essere il più grande mistero della conoscenza umana, cioè come la natura sia comprensibile dall’uomo.
Mauro Dorato è professore di Filosofia della scienza presso la Terza Università di Roma. [...]"