Ultimo aggiornamento: 26/10/2004 |
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Titolo originale: Chemins
de l’aleatoire. Le hasard et le risque dans la société moderne”, Traduzione
di Cristina Marullo Reedtz e Marianna Ranalli, edizioni Dedalo, Prima
ristampa, 2001 Dall’Introduzione: “In questi ultimi anni, incertezza e non prevedibilità sembrano aver determinato l’evoluzione del mondo. L’incapacità geo-politica ed economica di prevedere il crollo del blocco orientale, e la crisi che ne è derivata, ci hanno profondamente colpito. Al contempo, nuove applicazioni di teorie matematiche, come quelle del caos, hanno messo in luce l’esistenza di situazioni fisiche non prevedibili a medio termine. A partire da analogie, peraltro poco fondate, l’imprevedibilità generalizzata è diventata un fenomeno alla moda in numerosi settori […]” L’autore
sottolinea come non vi sia molto in comune tra il caso fortuito (e viene
citata la parabola di Cournot, cioè l’esempio del signore a cui cade un
vaso di fiori in testa il giorno in cui, in via eccezionale, ha cambiato
itinerario) e la scienza del caso, o teoria matematica delle probabilità.
“Quest’ultima interviene nella vita di tutti i giorni e in campi ben
diversi rispetto a quello del gioco d’azzardo. Assicurazioni, diagnosi
medica, definizione del rischio nucleare, prodotti finanziari virtuali, così
come sondaggi, previsioni meteorologiche o economiche, affidabilità degli
impianti industriali sono tutti campi d’applicazione della scienza del caso.[…]
Nel campo delle scienze sociali, l’influenza della matematica è andata via
via crescendo; scelte politiche importanti in campo tecnologico o economico
vengono sottoposte ad analisi fondate sul calcolo delle probabilità. Ecco
il motivo per cui le nozioni chiave della teoria delle probabilità devono far
parte della nostra cultura. Nulla autorizza gli «esperti» a rendere
esoterico un sapere che, lontano dall’essere ad uso e consumo degli
scienziati, può essere accessibile ad un vasto pubblico. Sempre di più il
cittadino deve essere in grado di resistere a discorsi politici e mediatici
che fanno leva sul quantitativo, particolarmente nel campo delle probabilità
e del rischio, senza troppo rigore e a volte senza l’indispensabile onestà. Questo
libro si propone perciò di esaminare l’uso della teoria delle probabilità
nell’ambito della società contemporanea, di precisarne le nozioni
essenziali senza utilizzare formule matematiche.[…] Non si tratta neanche di
fare un bilancio, ma piuttosto di seguire il cammino, esso stesso un po’
aleatorio, che si sforza di toccare i punti più significativi, di permettere
un colpo d’occhio sugli usi più frequenti delle nozioni probabilistiche
sovente implicite. Che
cosa rende tanto interessante il ragionamento probabilistico? A partire da che
cosa si può fare il calcolo «sul» caso? Il XIX secolo è stato segnato
dalla questione del «perché statistico». Perché il numero di suicidi e di
crimini in ogni regione del mondo resta più o meno costante di anno in anno?
Rispondere a questa domanda richiede un attento esame della legge dei grandi
numeri, delle regolarità che si esprimono all’interno di popolazioni
numerose. Vi sono eccezioni a tale comportamento regolare che costituiscono
avvenimenti rari e importanti. La
nozione di rarità è difficile, anche nelle scienze matematiche. Se non si può
universalmente definire ciò che è raro, si può chiarire la dialettica
tempo-rarità: chiarire cioè quanto tempo bisogna attendere perché si
verifichi ciò che è raro e se il sopraggiungere di un avvenimento raro segue
strade privilegiate. I risultati recenti sui grandi scarti alla legge dei
grandi numeri permettono di abbozzare le risposte a tali questioni. Ma
la teoria delle probabilità ha anche applicazioni dirette, che si avvicinano
a ciò che si potrebbe definire una tecnologia matematica: la statistica, la
previsione e il controllo. Decine di milioni di persone nel mondo intero si
dedicano a questa attività….[…]” Nel
paragrafo conclusivo “L’aleatorio e l’insegnamento della
matematica”, vengono citate le significative parole do H.G.Wells: «In
un’epoca forse non molto lontana, si capirà che, per formare efficacemente
il cittadino, è anche necessario calcolare, pensare in termini di media, di
massimi e di minimi esattamente come oggi è necessario saper leggere e
scrivere.» L’autore
afferma: “Permettere al futuro cittadino di affrontare in modo critico le
problematiche del rischio e della previsione, giudicare le probabilità di
eventi gravi, situare i problemi della solidarietà e della assicurazione
personale in un contesto generale, richiede interventi miranti a
familiarizzarlo con il ragionamento in un universo incerto[…] L’incertezza
è considerata contraria alla pedagogia, destabilizzante per lo studente che
va a scuola e al liceo per trovare certezze. È tuttavia importante mostrare
che anche le regole grammaticali non sono ineluttabili e che variano da una
lingua all’altra, che tutti i problemi, ivi compresi quelli scientifici, si
trattano sulla base di ipotesi multiple. Si potrebbe aiutare gli allievi a
trovare la dimensione dell’incerto e farne loro vedere al tempo stesso i
limiti pratici o morali. Senza alcun dubbio, questo procedimento sarebbe utile
per ridare senso a discipline a volte impoverite dal formalismo.” Dalla quarta di copertina: “[...] Didier Dacunha-Castelle, laureato all’École Normale Supérieure, professore aggiunto di matematica, insegna teoria delle probabilità all’Università di Parigi-Sud (Orsay)”. |
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