Ultimo aggiornamento: 24/09/2004

 

Rino Cammilleri “IL QUADRATO MAGICO – Un mistero che dura da duemila anni”, prefazione di Vittorio Messori, Rizzoli, Prima edizione: settembre 1999

In questo libro, Rino Cammilleri, attraverso un’indagine rigorosa, approfondisce lo studio sulla storia del Quadrato magico, composto dalle parole sator arepo tenet opera rotas, prendendo in considerazione la miniera di simboli, correlazioni, significati, rapporti numerici, che tale enigma comporta. Come si legge nella copertina del testo stesso, il Quadrato “è stato ritrovato sui muri della Grande Palestra di Pompei, su rovine romane presso Budapest e sull’Eufrate, su manoscritti medievali, su papiri e amuleti copti ed etiopici, sulle pareti di decine di chiese europee; nel Medioevo serviva a guarire i cani idrofobi; nel Rinascimento veniva usato come talismano dagli alchimisti; secondo il gesuita Athanasius Kircher era un simbolo satanico; nell’età del positivismo trionfante venne considerato un semplice gioco enigmistico. […]”

L’autore analizza attentamente le ragioni della possibile origine cristiana di quelle venticinque lettere, formanti le cinque parole (sator arepo tenet opera rotas), che determinano una frase palindroma (la si legge, cioè, sempre allo stesso modo, partendo dall’inizio o dalla fine).

Innumerevoli sono stati i tentativi di traduzione. Pare che l’interpretazione più piana possa essere: «Il seminatore Arepo conduce con cura le ruote», ma l’Enciclopedia Britannica propone «Il seminatore dell’Areopago detiene le ruote dell’Opera»; “negli anni Venti si scoprì che anagrammando tutte le lettere si ottiene per due volte la parola paternoster, che forma una croce imperniata sulla n centrale; avanzano due a e due o: e nell’Apocalisse di Giovanni Cristo dice: «Io sono l’Alfa e l’Omega»” Sembra, quindi, che il Quadrato sia proprio un simbolo cristiano.

Reputo interessante il primo capitolo, dove viene presa in considerazione l’opera De Occulta Philosophia sive de Magia del filosofo rinascimentale Enrico Cornelio Agrippa di Nettesheim (1486-1535), nella quale sono presentati i quadrati magici numerici, realizzati con i sette numeri, dal tre al nove, che sono analogicamente legati ai sette pianeti tradizionali.

Il quadrato del tre si riferisce “al pianeta Saturno: contiene i numeri da uno a nove disposti in un quadrato di tre caselle per tre in modo che la somma (detta costante magica) di ogni riga o colonna o diagonale dia sempre quindici.[…] Il quadrato del quattro è quello di Giove, va dall’uno al sedici, la sua costante magica è trentaquattro.[…] Il quadrato del sei è legato al Sole: sei caselle per sei, numeri da uno a trentasei, costante magica centoundici. […] Il quadrato di sette è quello di Venere: numeri da uno a quarantanove, costante centosettantacinque. […] Mercurio ha otto, da uno a sessantaquattro, costante duecentosessanta. Curiosamente, un quadrato magico mercuriano l’abbiamo quasi tutti in casa: è la scacchiera, un quadrato appunto di otto caselle.[…] La Luna ha il nove, dall’uno all’ottantuno, costante trecentosessantanove. […]”

Il quadrato magico del cinque viene nominato per ultimo, in quanto è quello su cui si concentra particolarmente l’attenzione dell’autore; tale quadrato contiene i numeri da uno a venticinque; è legato al pianeta Marte e la sua costante è sessantacinque.

Nella prefazione Vittorio Messori scrive: “[…]Ogni scrittore (anche se, come qui, di saggi) è tale proprio perché, nell’affrontare un tema, vi riversa personali sensibilità, nozioni, gusti, interessi, tagli interpretativi. Cammilleri non sfugge alla regola, essendo oltretutto uomo e studioso dalla personalità precisa. Quel che qui presenta, dunque, non è il libro sul Quadrato; bensì un libro. Tale, comunque, da costituire una novità nel nostro panorama editoriale dove, per quanto io sappia, non è mai stata proposta al lettore una simile, massiccia, e al contempo, avvincente informazione su questa summa di segni e di significati. Per moltissimi lettori queste pagine avranno un sapore di novità: saranno raggiunti, per la prima volta, da una notizia antica di quasi duemila anni. Qui troveranno un punto fermo e, al contempo, inevitabilmente provvisorio. Sono infatti certo che, tra quei lettori, qualcuno sarà egli pure contagiato dal fascino singolare di questo singolarissimo oggetto. E sospettando, probabilmente a ragione, che tutto non sia stato ancora detto e scoperto, riprenderà e approfondirà la ricerca.[…]”