Ultimo aggiornamento: 15/01/2008

 
     

Renato Betti, “LOBACEVSKIJ – L’INVENZIONE DELLE GEOMETRIE NON EUCLIDEE” Bruno Mondadori, 2005
Dall’Introduzione: “Il termine «geometria non euclidea» è stato usato per la prima volta da Gauss nel 1824 per parlare di un sistema geometrico che differisce da quello introdotto da Euclide perché modifica il postulato delle rette parallele. Oltre che da Gauss stesso, questo sistema venne intuito da altri – non necessariamente matematici – nello stesso periodo e sviluppato in maniera completa, indipendentemente l’uno dall’altro, da Nikolaj Ivanovic Lobacevskij in Russia e da János Bolyai in Ungheria.
Un sistema geometrico che differisce da quello di Euclide in maniera ancora maggiore, perché oltre a quello delle parallele modifica anche un altro postulato, ma che grazie agli sviluppi successivi risulta oggi più intuitivo perché corrisponde alla «geometria della sfera», fu in seguito introdotto da Bernhard Riemann in Germania e tutta la materia venne ulteriormente compresa e unificata nella seconda metà dell’Ottocento. Inoltre, tenuto conto della maniera con cui i nuovi sistemi geometrici di Lobacevskij-Bolyai e di Riemann si distinguono da quello tradizionale di Euclide, nel 1872 Felix Klein usò per essi rispettivamente i termini «iperbolico» ed «ellittico», che sono ancora in uso oggigiorno e riflettono bene l’unità e l’estensione che è raggiunta dalla geometria. […]”
Per la difficoltà con cui si è sviluppato il processo che ha portato alla “scoperta” di questi sistemi e per la portata concettuale del nuovo punto di vista, esso va considerato soprattutto come
un’ avventura intellettuale e umana. 
Questo libro ripercorre alcune tappe di questa avventura dal punto di vista del russo Lobacevskij, che per primo ha contribuito con la sua opera a determinare sia i maggiori cambiamenti nell’essenza della matematica sia un’apertura per tutta la cultura scientifica.
Le vicende di questo personaggio si svolgono nella prima metà dell’Ottocento all’Università di Kazan’, una città che era lontana dai centri matematici più attivi. Le nuove idee vengono sviluppate da Lobacevskij in solitudine intellettuale ed egli subisce spesso l’ironia e il rifiuto della pubblicazione da parte di molti componenti della comunità scientifica russa.
Quando, pochi anni dopo la morte di Lobacevskij, la nuova teoria viene presa in considerazione dal mondo matematico, allora divampa e contribuisce a fornire un’inaspettata unità a una serie di sviluppi diversi nel campo della geometria, indicando anche nuove prospettive al secolare problema della natura dello spazio.
Il primo capitolo è una rassegna del problema delle parallele, originato con l’opera di Euclide nel III secolo a.C. Vengono raccontate sia le vicende dei personaggi sia le idee che hanno portato al cambiamento sia i modi con cui esso si è realizzato.
Il secondo e il terzo capitolo si riferiscono direttamente alla persona di Lobacevskij e il clima culturale e politico dell’epoca e della città di Kazan’ fa da sfondo necessario alle vicende.
Il capitolo quarto passa brevemente in rassegna i lavori non geometrici di Lobacevskij in algebra, in analisi matematica, in meccanica razionale…
Il capitolo quinto si rivolge più estesamente alla geometria iperbolica, usando spesso la terminologia e le notazioni dello stesso Lobacevskij. Comunque, il linguaggio non è strettamente matematico e cerca di mettere a fuoco soprattutto le idee.
I capitoli sesto e settimo rientrano nella seconda parte del libro, dove si abbandona il personaggio Lobacevskij per seguire la sua opera verso l’unificazione della geometria, verso originali idee di spazio matematico, verso nuovi rapporti con la realtà fisica.
Dalla quarta di copertina: Nella prima metà dell’Ottocento viene superato il “problema delle parallele” (teorizzato nel III secolo a.C. da Euclide) e prendono forma le prime “geometrie non euclidee”. Si assiste a una definitiva rottura e a un profondo rinnovamento, pratico e concettuale, per tutta la cultura scientifica. Uno dei protagonisti di questa vicenda è il matematico russo Nikolaj Ivanovic Lobacevskij, rettore dell’Università di Kazan’, la cui opera, prima del riconoscimento postumo, venne ignorata e spesso derisa e vilipesa.
In questa interessante biografia vengono messi in luce i tentativi e i dubbi circa l’originale soluzione che emerse dalle sue ricerche, oltre alla personalità di Lobacevskij, che spesso dovette affrontare situazioni e sentimenti contrastanti e muoversi in un ambiente ostile e in un clima politico e culturale teso. Il libro spiega i risultati tecnici e concettuali dei suoi lavori, i quali permettono, in seguito a un’ulteriore elaborazione da parte della comunità scientifica, di rivoluzionare l’idea di spazio matematico, in cui è possibile, già all’inizio del Novecento, scorgere un’utile rappresentazione per le più moderne teorie fisiche.

Renato Betti è docente di Geometria al Politecnico di Milano. Le sue ricerche riguardano principalmente la Teoria delle categorie e le sue applicazioni alle strutture algebriche, logiche e geometriche. Svolge anche un’intensa attività divulgativa come codirettore del trimestrale di cultura matematica “Lettera Matematica Pristem”. È socio corrispondente dell’Accademia Nazionale Virgiliana di Mantova