Ultimo aggiornamento: 08/09/2004

 
Sezione curata da Maria Giovanna Melis
Keith Topping
Tutoring – L’insegnamento reciproco tra compagni
Erikson, 2002
Keith Topping è esperto di educazione e autore di numerosi libri e articoli scientifici, è stato il leader del progetto Paired Reading attuato al Kirklees Metropolitan Council, a Huddersfield (Gran Bretagna).
Nella prima parte di questo volume vengono illustrati progetti di tutoring realizzati nelle scuole americane e inglesi. Nella seconda parte vengono date precise indicazioni su come avviare un progetto di tutoring. La parte operativa descrive come realizzare l’insegnamento con questa strategia didattica.
Questo libro mostra come la didattica possa offrire numerosi vantaggi se è organizzata attraverso l’insegnamento reciproco tra alunni. Il concetto di tutoring – sviluppatosi all’interno del cooperative learning - non rappresenta una novità, “I bambini si sono sempre aiutati fra loro. (…) Durante gli anni della scuola elementare i bambini svolgono in collaborazione giochi linguistici o di lettura, lavorano insieme al computer o in piccoli gruppi su ‘temi’ di particolare interesse”. Per l’autore,con il termine ‘tutoring’ si intende un approccio più complesso e articolato. Si tratta di un’esperienza che richiede un’organizzazione precisa del lavoro, la definizione di un obiettivo puntuale e la definizione di una ‘struttura’ flessibile e aperta. L’autore sostiene che “Perché un’azione di tutoring abbia successo è di solito necessario abbinare con cura ‘tutor’ e ‘tutee’*, fissare orari frequenti e regolari per le attività da svolgere in collaborazione, fornire una formazione nelle tecniche di tutoring, comprese le procedure di correzione, definire chiaramente i contenuti del lavoro e eventualmente i materiali, applicare un sistema di monitoraggio e di supervisione e se necessario di valutazione”.
*Con ‘tutor’ si intende la persona che insegna (docente, didatta, ecc), con ‘tutee’ quella che riceve l’insegnamento (discente, allievo,ecc).
Secondo Goodlad, il tutoring è <<estremamente gratificante>> e i tutor imparano a essere formativi nei confronti dei loro tutee, potenziano abilità sociali e sviluppano autostima, autonomia e senso di responsabilità. Sono documentati anche i vantaggi cognitivi dell’azione di tutoring “Per quanto riguarda i tutor, nonostante si occupino di materie con cui si presume abbiano già acquisito familiarità, (…), rivedono o consolidano conoscenze già acquisite, colmano lacune, individuano altri significati e riformulano le proprie conoscenze in nuovi contesti concettuali”. Anche per i tutee i vantaggi sono evidenti: “E’ facile ottenere un miglioramento della padronanza verbale e altre forme di rinforzamento sociale. (…) Sul piano qualitativo, l’insegnamento fornito dal tutor non può essere al livello di quello offerto dagli insegnanti, ma esso presenta molti altri lati positivi, tutti attinenti alla sfera della solidarietà”.
I progetti di tutoring che hanno dato buoni risultati sono estremamente vari. Alcuni pongono l’accento sulla crescita personale e sull’interazione sociale, altri si concentrano sui risultati scolastici; ci sono programmi di recupero, coordinati da un solo insegnante e progetti che possono coinvolgere tutti gli alunni di una scuola; iniziative di sostegno ai bambini in situazioni di handicap con basso rendimento, e attività di arricchimento rivolte ad alunni relativamente bravi.
Attualmente, il tutoring viene applicato ad aree curricolari sempre più specifiche: per l’insegnamento delle lingue straniere, per un potenziamento delle abilità di lettura e di scrittura; in campo matematico, nell’ottica del recupero e della comprensione di determinati concetti matematici.
Come afferma Vygotsky, parlando della ‘zona di sviluppo prossimale, ognuno ha margini di miglioramento e ha la possibilità di sviluppare al massimo le proprie qualità grazie all’intervento collaborativo degli altri.
 

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