Ultimo aggiornamento: 09/02/2005

 
Sezione curata da Maria Giovanna Melis

Mariangela Pasciuti

Documentare l’offerta formativa

Collana – Lo scaffale dell’Autonomia 5 - Tecnodid editrice, 2001

 

Mariangela Pasciuti è dirigente scolastico, attualmente comandata presso l’ Università degli Studi di Bologna. Si occupa di formazione e aggiornamento e ha al suo attivo diverse pubblicazioni relative ai temi dell’autonomia scolastica e della scuola dell’infanzia.

Questo libro affronta la tematica della documentazione nella scuola dell’autonomia attraverso l’individuazione e l’ illustrazione di diversi aspetti essenziali:

1.   Significati del documentare

2.   Perché documentare

3.   Cosa e come documentare

4.   Centri di documentazione

 Riguardo al primo punto,-Significati del documentare-, l’autrice riflette su quella che, a suo parere, è la “grande sfida della scuola del terzo millennio” e identifica questa sfida con quella della ‘visibilità’ della scuola: “del suo essere luogo di elaborazione culturale che, attraverso e grazie a una continua interazione al suo interno e con il territorio in cui è inserita, dichiara la propria identità e la propria ragione di esistere. Questo significa dare corpo e concretezza ai valori e ai significati che legittimano la sua opera perché deve essere vista, conosciuta, esplicitata. Deve diventare patrimonio della collettività”. Solo in questo modo, la scuola e il contesto territoriale in cui è inserita potranno convivere e crescere insieme.

Nel secondo punto, -Perché documentare-, l’autrice sostiene che l’atto della documentazione vuol dire essenzialmente ‘fare ricerca’:  “fare ricerca infatti significa potere e saper dare conto del percorso compiuto, del processo che l’analisi iniziale di una situazione ha attivato nel momento in cui ha modificato qualcosa nello status quo”. Documentare serve anche  per fare meglio il proprio lavoro, in quanto “[…] sapere e sapersi documentare attesta l’acquisizione di una competenza metacognitiva, di una capacità di imparare ad imparare, di pensiero riflesso decisivo nella progettazione”. Documentare anche  per raccontare e raccontarsi, : “Raccontarsi infatti ha un significato particolare: vuol dire essere nella storia, ricostruirla, alterarla. Quando raccontiamo necessariamente modifichiamo perché gli eventi sono loro stessi nel momento in cui accadono, poi sono subito un’altra cosa. Quando la scuola tende a far divenire stabili dei processi dinamici, tende a fermare un movimento: in questo senso si può dire che lo altera”. E ancora, “ Si documenta per rappresentare, per raccontare a sé e agli altri la propria interpretazione di sé e degli altri”.  Un altro aspetto importante è l’idea della progettualità. Infatti, attraverso la documentazione, la scuola è chiamata “ […] a dare conto delle sue teorie progettuali, […] a ripercorrere queste teorie e idee per ri-leggerle e ri-costruirle alla luce di una riflessione che è parte dell’azione didattica, mentre la guarda svolgersi”. Attraverso la documentazione, poi, “la scuola mantiene le tracce del proprio lavoro, […] impara a fare della memoria storica uno strumento metacognitivo nel senso che è in base ad essa che saprà regolare le proprie procedure, scegliere le strategie più efficaci, variarle (…)”. La documentazione aiuta anche a costruire l’identità  che vuol dire “[…] saper rileggere via via punti di riferimento abituali”. Per questo documentare la propria identità “significa per la scuola promuovere la propria immagine, renderla visibile, leggibile, far emergere il progetto, la storia, la memoria”. La documentazione nella scuola è anche osservazione , intesa come “ri-cognizione, arricchimento dei propri saperi attraverso il confronto con quelli altrui; accompagnamento dei processi della conoscenza per ri-capire, ripensare ciò che accade”. Fondamentale, anche,  l’aspetto valutativo della documentazione, in quanto “rende possibile una autocomprensione critico-riflessiva del lavoro scolastico attraverso la rielaborazione delle esperienze”. […]”Questo rendicontare le esperienze, i processi, i dati diventa il modo privilegiato per orientare la politica scolastica e migliorare la sua azione”.

L’autrice sottolinea inoltre il potere di autoformazione della documentazione che è anche “un modo per imparare, un modo per riflettere, un modo per fare cultura orientando la propria formazione nella direzione della ricerca-azione”.

Un altro punto centrale è rappresentato dalla documentazione-comunicazione dell’offerta formativa, che viene definito dall’autrice: Per fare marketing dell’offerta formativa. “Non si tratta –avverte la Pasciuti- di vendere un prodotto e quindi di convincere i clienti ad acquistarlo, quanto di informare adeguatamente i fruitori di un servizio della qualità del servizio stesso”. Per ogni scuola si tratta, in sostanza,  di esplicitare con chiarezza il servizio che offre, “[…] di uscire definitivamente dall’autoreferenzialità e (…) di agire nella direzione della costruzione dell’immagine collegata a sistemi di rendicontazione del servizio offerto all’utenza”.

Nell’ultimo punto, l’autrice scrive: “Sintesi e contenitore di tutte le idee sulla documentazione fin qui esposte è il concetto che si documenta per comunicare”, che significa occupare spazi, “non solo fisici, ma anche mentali, all’interno, all’esterno, con il territorio, con l’extrascuola”. Risulta perciò importante, sottolinea l’autrice, individuare “le forme e gli strumenti di comunicazione più efficaci e significativi rispetto agli obiettivi e agli utenti individuati”.

Rispetto al terzo punto -‘Documentare cosa, documentare come’- , vengono proposte alcune possibili occasioni di documentazione realizzate da scuole e enti e che si riferiscono a:

·       La vita della scuola in generale

·       Le conquiste del singolo alunno e del gruppo-classe

·       La qualità dell’offerta formativa nel suo complesso

Nell’ultima parte, infine, si presenta un elenco di alcuni Centri di documentazione in Italia.

 

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