Ultimo aggiornamento: 24/06/2004

 
Sezione curata da Maria Giovanna Melis
 
Alessandra Mauri e Carla Tinti "Formare alla comunicazione - Percorsi di gruppo per lo sviluppo di relazioni efficaci nelle professioni educative, sociali e sanitarie" - Erickson 2002
Testo segnalato da Salvatore Bulla, che ringrazio.
"La progettazione e l'attuazione di un percorso di formazione o di sviluppo delle competenze di comunicazione interpersonale rappresentano, in questi ultimi anni, un'esigenza sempre più sentita. In numerosi ambiti lavorativi infatti è di fondamentale importanza essere in grado non solo di fornire una prestazione basata sulla conoscenza (sapere) e sulla competenza tecnica (saper fare), ma anche di instaurare un'efficace relazione interpersonale (saper essere).
Il presente volume offre da un lato un panorama aggiornato delle principali teorie relative alla formazione in gruppo e alla comunicazione e dall'altro un efficace modello di intervento definito ASC(Apertura, Sviluppo dei contenuti, Chiusura), che permette di organizzare un percorso di formazione basato su una struttura rigorosa e applicabile a diversi ambiti, in particolare quelli scolastico e sanitario".
Dal Capitolo 3 " Formare alla comunicazione", pag. 53
" <<I pesci sono gli ultimi ad accorgersi dell'acqua; chi usa una lingua, tende a un realismo ingenuo, vedendola come un riflesso della realtà, non come qualcosa di costruito. Gli aspetti delle cose per noi più importanti sono nascosti proprio per la loro familiarità.>> (L. Wittgenstein)
In ogni tipo di interazione è attivo uno scambio comunicativo e la comunicazione interpersonale va considerata un fenomeno sociale e complesso strettamente legato alla natura umana. L'uomo nasce come essere comunicante ed è grazie a questa sua caratteristica che si è evoluto in un essere sociale; tuttavia, poiché l'uso della comunicazione è connaturato alla sua essenza, non sempre è in grado di cogliere gli elementi che la regolano. Gli aspetti qualitativi dello scambio comunicativo spesso sfuggono alla consapevolezza e quindi alla conoscenza, sebbene siano proprio questi a determinare l'efficacia nell'interazione.
Nonostante il linguaggio sia considerato il mezzo comunicativo per eccellenza, numerosi sono gli elementi extralinguistici essenziali alla reciproca comprensione che, talvolta, risultano più adeguati a trasmettere ciò che si vuole esprimere. Un sorriso accogliente ed empatico può gettare le basi per una relazione fondata sulla reciproca fiducia in maniera più diretta ed efficace di quanto possa fare un lungo discorso, lo sguardo severo di una mamma può segnalare al figlio la sua disapprovazione meglio delle parole.
Comunicazione linguistica ed extralinguistica si integrano a vicenda e sono attive simultaneamente nello scambio comunicativo, tuttavia, mentre si pone grande attenzione all'insegnamento del linguaggio e delle regole che lo governano, molta meno attenzione viene data allo sviluppo delle abilità non verbali. Queste ultime vengono normalmente apprese e utilizzate senza che vi sia una reale consapevolezza di come agiscono nella relazione.
L'analisi e lo studio delle regole che governano il mondo della comunicazione può migliorare la conoscenza delle dinamiche che intervengono nell'interazione e facilitare e migliorare le relazioni interpersonali.
Acquisire una competenza in cui è forte la consapevolezza delle regole che governano la comunicazione può favorire la comprensione reciproca, l'avvicinamento e facilitare le relazioni dando importanza alle componenti affettive ed emotive per essere in grado di capire e farsi capire anche al di là del linguaggio".
[...]
Pag. 58 La pragmatica della comunicazione
"Il concetto di comunicazione interpersonale viene inteso da vari autori in modi differenti a seconda dell'aspetto su cui viene focalizzata l'attenzione. In generale lo scambio comunicativo viene analizzato e scisso in tre aspetti fondamentali: sintattico, semantico e pragmatico, secondo la definizione proposta da Morris (1946). La sintassi si riferisce alle regole grammaticali [...]. Del significato si occupa la semantica [...] La pragmatica, infine, è strettamente legata all'uso che si fa della comunicazione e si occupa della relazione tra i comunicanti, del contesto in cui avviene la comunicazione e, soprattutto, dei suoi effetti sul comportamento. Il significato pragmatico della frase <<ho lo stomaco vuoto>>, ad esempio, può essere quello di <<dammi qualcosa da mangiare>> e indurre l’interlocutore a rispondere a questa richiesta.
Questi tre aspetti sono strettamente collegati l’uno all’altro, pur potendo essere studiati separatamente. Nella nostra presentazione ci occuperemo in particolare degli autori che hanno analizzato la comunicazione nei suoi aspetti pragmatici.
Partiamo considerando la definizione di Sperber e Wilson (1995) che intendono la comunicazione innanzitutto come un processo inferenziale. Essi sostengono che quando si comunica si esibiscono degli indizi che possono essere linguistici, ad esempio una frase, o extralinguistici, come dei gesti, il cui significato viene ricevuto e compreso, al di là del significato letterale, grazie a elementi di conoscenza condivisi con l’interlocutore. Si comunica, quindi, sulla base delle conoscenze di ciascuno e sulle conoscenze che ciascuno ha delle conoscenze dell’altro. Comunicare significa, in sostanza, offrire agli altri indizi o trarre inferenze dagli indizi offerti dagli altri, per cui la comprensione è legata alle conoscenze degli interlocutori e non all’informazione linguistica in sé.
[…] anche Grice (1975) ritiene che nella comunicazione reale i contenuti trasmessi vadano oltre al significato letterale e il messaggio che il comunicante ha intenzione di trasmettere non dipenda solo dalle cose dette ma, soprattutto, da quelle implicate. […] Uno degli assunti di base di Grice è che la comunicazione è un atto cooperativo fondato sulla condivisione di alcuni <<principi conversazionali>> che possono essere definiti i principi morali, di cortesia e di etichetta che regolano la conversazione <<naturale>> (Volli, 1994). Ogni scambio comunicativo è dato dalla condivisione di uno scopo comune tra gli interlocutori, che Grice esplicita nel suo principio di cooperazione: <<dai il tuo contributo alla conversazione così come richiesto, al momento opportuno, dagli scopi e dall’orientamento comune del discorso in cui sei impegnato>>. Tale principio viene precisato attraverso quattro massime conversazionali: (clicca sull'immagine accanto per ingrandirla)
Lo scambio comunicativo si svolge, secondo Grice, attraverso la collaborazione degli interlocutori nel rispetto delle massime conversazionali che, se mancanti, portano a un fallimento della comprensione e della comunicazione, come accade, ad esempio, nell’errore e nell’inganno. Una nozione centrale per la pragmatica della comunicazione è il principio di pertinenza. Con esso si intende il fatto che chi comunica, per il solo atto di comunicare, assume implicitamente di avere qualcosa di pertinente da dire. L’ostensione di un indizio è l’esplicitazione di tale assunto.
In sintesi, nella pragmatica la comunicazione è intesa come uno scambio in cui emittente e destinatario conoscono le regole del gioco e se ne servono per lo scopo prefisso nell’interazione. Bara (1999) propone una tassonomia generale della comunicazione in cui riassume i principi generali che la governano, ponendo particolare attenzione alle funzioni della pragmatica (vedi immagine affianco).
Un altro autore che affronta il tema della comunicazione interpersonale focalizzando l’attenzione su un punto di vista differente dai precedenti è Pearce (1989). Egli sposta l’attenzione su aspetti sociologici e, partendo dall’etimologia della parola comunicare (mettere in comune), sviluppa un approccio alla comunicazione che pone l’accento sul lavoro di costruzione sociale. La relazione non è basata tanto sul passaggio di informazione tra individui ma sulla loro capacità di condividere una cultura, di creare gruppi e associazioni in cui il comportamento e le pratiche rappresentino direttamente le opinioni e la cultura condivisa. Gli individui, con il loro modo di essere e di fare, sono direttamente fonte di comunicazione, intesa, appunto, come condivisione”.
Grice - principi conversazionaliBara - Tassonomia

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